L’Europa è sull’orlo di una epidemia di influenza aviaria? Beh, sì e no. Al netto di allarmismi più o meno dannosi, è di fatto bene ricordare che il morbo in questione ha storicamente fatto registrare picchi di contagi durante il periodo autunnale e quello primaverile, quando gli stormi di pennuti selvatici compiono le loro periodiche migrazioni contribuendo così alla trasmissione su larga scala del virus.
È altrettanto vero che l’ombra della scorsa stagione epidemica grava ancora sul Vecchio Continente: la comunità scientifica l’ha riconosciuta in maniera unanime come la più grave di sempre, ventilando anche il rischio – remoto, certo, ma pur sempre concreto – di una potenziale nuova pandemia. Motivo per cui la più recente segnalazione di influenza aviaria proveniente dalla Francia non dovrebbe essere presa alla leggera: secondo quanto dichiarato dal ministero dell’Agricoltura, il focolaio sarebbe stato individuato in un allevamento di tacchini nel nord – ovest del Paese.
L’influenza aviaria torna a far preoccupare la Francia
È bene notare, stando ancora a quanto dichiarato dalle autorità francesi, che nel corso degli ultimi giorni erano già state registrate numerose positività all’influenza aviaria tra gli uccelli selvatici; tant’è che lo stesso governo ha ritenuto opportuno alzare il livello di allerta nazionale da moderato a trascurabile.
L’allarme, in altre parole, si mantiene ancora piuttosto silenzioso. Sarebbe tuttavia giusto ricordare che la Francia in particolare è stata tra i Paesi più colpito dalla scorsa stagione epidemica di influenza aviaria: le autorità governative dichiararono l’uscita dall’emergenza appena una manciata di mesi fa, verso la fine di giugno, lasciandosi alle spalle un lazzaretto di dieci milioni di volatili da allevamento morti.
Una mattanza dolorosamente condivisa anche da altri Paesi, e che suscitò più di un dubbio sulla effettiva sostenibilità di una filiera che, per continuare a sopravvivere, doveva continuare a mutilarsi con abbattimenti di massa. La crisi della Francia ha per di più innescato una campagna di vaccinazione contro l’influenza aviaria, con gli amici d’Oltralpe che sono stati tra i primi a mettere le mani su di una massiccia (80 milioni di dosi, stando a quanto lasciato trapelare) quantità di vaccini.
A onore del vero la campagna di vaccinazione contro in Francia è già cominciata questo autunno, seppur tra qualche controversia di stampo commerciale: gli Stati Uniti, che non consentono l’importazione di pollame da paesi colpiti dall’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) o da allevamenti vaccinati contro la malattia, hanno deciso di introdurre una serie di restrizioni sulle importazioni di pollame francese.