La prima domanda non può che sorgere spontanea – BrewDog aveva piantato una foresta? Nel 2022 il celeberrimo birrificio d’Oltremanica aveva presentato un progetto che prometteva di piantare migliaaia di alberi sul lato orientale di Kinrara, nell’area del Parco Nazionale dei Cairngorms, con l’obiettivo di fare crescere una “foresta perduta” in grado di “assorbire fino a 550 mila tonnellate di anidride carbonica all’anno.
La promessa – o per essere più precisi lo slogan – era tanto semplice quanto efficace: per ogni vendita di una confezione a marchio BrewDog, il birrificio si sarebbe impegnato a piantare un albero nella cosiddetta “BrewDog Lost Forest“. Le premesse erano quelle altisonanti ed entusiaste tipiche delle grandi occasioni, e l’iniziativa venne di fatto sostenuta da un investimefnto di oltre 1,2 milioni di sterline in sei anni dall’agenzia governativa Scottish Forestry. A oggi, stando a quanto riportato da The Grocer UK, la creatura di James Watt ha “assorbito” circa 700 mila sterline di denaro pubblico per mettere in atto il progetto.
Dall’entusiasmo alla dura realtà: la storia della BrewDog Lost Forest
I fondi in questione sarebbero stati utilizzati per pagare le recinzioni – il terreno di cui sopra, tanto per intenderci, si estende su di una superficie complessiva di 9300 acri – e coprire la fase iniziale di semina. Vale poi la pena notare che lo stesso Watt, prima ancora di ottenere i fondi della Scottish Forestry, acquistò il terreno in questione per un cifra equivalente a circa 8,8 milioni di sterline.
Gli ultimi aggiornamenti sul progetto, però, sembrano avere perso ogni scintilla di entusiasmo. James Watt, in una recente dichiarazione, ha spiegato che in seguito alla “quinta estate più calda mai registrata in Scozia” e un inverno costellato da “tempeste selvagge e forti gelate”, più di 92 mila alberelli – la metà della quantità totale pianata, albero più o albero meno – sono di fatto morti. “Opporsi al cambiamento climatico sta diventando incredibilmente arduo”, ha commentato a tal proposito Watt.
“I progetti boschivi di questa portata sono sempre una sfida” ha scritto il CEO e fondatore di BrewDog in un post su LinkedIn. “È normale che alcuni alberi non riescano a sopravvivere, e occorre metterlo in conto fin dall’inizio. Ma le condizioni estreme della scorsa estate hanno provocato un tasso di morte superiore al previsto, in particolare per quanto riguarda specie autoctone come il pino silvestre”.
Un portavoce della Scottish Forestry, è bene notarlo, ha affermato che il birrificio sarà comunque tenuto “a ripiantare le sezioni danneggiate come condizione del contratto”. E badate bene – BrewDog non pare avere alcuna intenzione di mollare l’osso. “Abbiamo effettuato una valutazione completa con Scottish Woodlands Ltd e due settimane fa abbiamo ricominciato a ripiantare” ha spiegato Watt. “Abbiamo anche già sostituito circa 50 mila alberi che non sono sopravvissuti all’inverno”.