Alla lettera aperta degli esperti della Georgetown University sulla gravità dello stato attuale dell’influenza aviaria si aggiunge l’appello della FAO, che parla di una diffusione “senza precedenti” e invita ad adottare tutte le misure del caso. L’epidemia procede a passo spedito, tanto da aver spinto l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura a sviluppare una nuova strategia internazionale di durata decennale. In gioco ci sono la sicurezza alimentare e la salute umana e animale, senza considerare tutte le implicazioni economiche che conseguono dall’epidemia.
L’appello e la strategia decennale della FAO
La diffusione del virus H5N1 rischia di avere “gravi ripercussioni sulla sicurezza alimentare e sull’approvvigionamento di cibo nel mondo”, afferma Godfrey Magwenzi, vicedirettore generale della FAO. L’epidemia, sottolinea l’organizzazione delle Nazioni Unite, non conosce confini, motivo per cui anche la risposta internazionale deve essere coordinata.
L’invito è a lavorare in sintonia per ridurre l’impatto dell’influenza aviaria rafforzando la biosicurezza, monitorando l’avanzare del virus e mettendo in atto meccanismi di risposta immediata alla crisi. Questa, in parte, la funzione della nuova strategia globale per la prevenzione e il controllo dell’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), ovvero quella che causa infezioni sistemiche gravi.
Punto chiave del piano della FAO è una visione olistica dal punto di vista veterinario, ambientale e sanitario. L’invito e il programma dell’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura non si rivolge solo ai governi e agli enti pubblici e istituzionali, anzi; Beth Bechdol, anche lei vicedirettrice generale della FAO, incoraggia proprio il coinvolgimento del settore privato attraverso lo sviluppo di vaccini e la fornitura di servizi di diagnosi e cure veterinarie.
L’appello dell’Organizzazione sottolinea come il virus abbia già costretto all’abbattimento di oltre 30 milioni di uccelli nei soli Stati Uniti, e come la crisi si sia ripercossa anche sulla distribuzione alimentare, come nel caso emblematico delle uova. La FAO non manca di ricordare, inoltre, come il virus sia sempre più spesso trasmesso anche ai mammiferi.