Estate del 2017: Mattia, un bambino di appena quattro anni, rimane in coma dopo avere assaggiato del formaggio con latte crudo acquistato presso il caseificio sociale di Corredo. Mattia non si è mai ripreso: il personale sanitario aveva diagnosticato al piccolo la sindrome emolitico-uremica causata dal batterio dell’escherichia coli.
La vicenda risalì agli onori di cronaca solamente lo scorso dicembre, quando il giudice di pace di Cles riconobbe colpevoli del reato di lesioni personali colpose gravissime Lorenzo Biasi, l’allora legale rappresentate del caseificio sociale di Coredo, e lo stesso casaro Gianluca Fornasari, responsabile del piano di controllo. La sentenza fu del massimo della pena, ma fu seguita da nuove controversie.
Il percorso che ha portato al risarcimento
Appena una manciata di mesi più tardi, nel marzo del 2024, nasce infatti il Val di Non Fresco Formaggio Nostrano, primo formaggio forte di questo particolare marchio la cui realizzazione è opera del caseificio sociale di Corredo – lo stesso, per l’appunto, condannato solamente pochi mesi prima per lesioni personali colpose gravissime.
Giovanni Battista Maestri, padre di Mattia, aveva comprensibilmente ritenuto opportuno muoversi in campo penale e amministrativo per chiedere il ritiro immediato del marchio assegnato dall’Apt Val di Non al caseificio in questione: “Si tratta di un riconoscimento irrispettoso nei confronti di un bambino che sopravvive da sette anni”, aveva spiegato.
Arriviamo dunque ai giorni nostri: il giudice Rigon del Tribunale di Trento ha previsto un risarcimento di circa 600 mila euro per il bambino, mentre alla madre e al padre spetteranno 200 mila euro ciascuno. La cifra, complessivamente di un milione di euro, dovrà di fatto essere corrisposta dall’ex presidente del caseificio di Coredo, Lorenzo Biasi, e dal casaro Gianluca Fornasari, già condannati – come abbiamo visto – lo scorso dicembre.
Allo stesso modo, il giudice ha confermato in appello le condanne di cui sopra. Pare non ci sia ancora nessuna novità, invece, per quanto concerne il ritiro del nome del caseificio condannato dal primo formaggio a marchio Val di Non: a oggi, spiegano i genitori di Mattia, il bambino viene colpito ogni giorno da più di trenta crisi epilettiche e gli vengono somministrati farmaci ogni ora e mezza.