La distruzione della diga di Nova Kakhovka in Ucraina potrebbe avere dei risvolti a cui in pochi hanno immediatamente pensato. Ovviamente, come accaduto anche con la recente alluvione in Emilia-Romagna e nelle Marche, subito si dà la precedenza alla popolazione. Tuttavia, col passare dei giorni, ecco che anche l’alluvione in Italia ci ha insegnato che potrebbero sorgere altri problemi in un secondo momento. La distruzione della diga, infatti, mette a rischio nuovamente i prezzi del cibo a livello mondiale. Questo perché l’acqua ha allagato sia i depositi di grano della zona, sia i campi. E questo mette a rischio anche i raccolti futuri, oltre ad aver azzerato le scorte di grano della zona.
Perché la distruzione della diga di Kakhovka mette a rischio le scorte di grano?
Quando la diga di Kakhovka è stata distrutta, tutta l’acqua che conteneva si è riversata a valle, allagando non solo case e città, ma anche i siti di stoccaggio del grano della regione e i campi della zona. Il che vuol dire due cose: che tutto quel grano e mais accumulati nei siti di stoccaggio ormai è andato perso, cosa che farà probabilmente aumentere nuovamente i prezzi di queste materie prime, con rincari a cascata in diversi settori.
In secondo luogo, invece, anche i campi della regione sono finiti sott’acqua. E la recente alluvione in Emilia-Romagna ci ha purtroppo insegnato che quando questo accade i raccolti vengono distrutti per diversi motivi:
- le piante in crescita nei campi nel momento dell’alluvione sono andate distrutte a causa dell’impatto della forza dell’acqua
- quelle poche piante che si salvano, poi, rischiano di marcire nel corso delle settimane successive perché i terreni non riescono a drenare l’acqua
- una volta che l’acqua si ritira, sui campi rimane depositato uno strato di fango e limo che si indurisce rapidamente (tanto più velocemente quanto più sole c’è) e che rende impossibile coltivare qualsiasi cosa a meno di non bonificare i terreni (manovra che richiede tempo, macchinari e soldi)
Per questo motivo gli agricoltori ucraini hanno lanciato l’allarme: non solo i depositi di grano si sono allagati facendo perdere il raccolto, ma anche il raccolto futuro è a rischio perché i campi sono allagati.
Sappiamo tutti benissimo che l’Ucraina è uno dei maggiori produttori ed esportatori di grano, mais e olio di girasole al mondo. Quando la Russia un anno fa ha invaso l’Ucraina, ecco che la distruzione dei campi e l’impossibilità di esportare le materie prime prodotte e raccolte hanno causato un rincaro dei prezzi a livello mondiale. Il che ha condotto a un inevitabile aumento dell’inflazione alimentare in tutti i paesi del mondo, con scarsità di cibo in alcuni, soprattutto quelli più poveri (motivo per cui poi Ucraina e Russia hanno raggiunto il traballante accordo sul grano del Mar Nero, per permettere all’Ucraina di esportare il grano verso i paesi più poveri).
Al momento il ministero dell’Agricoltura ucraino, in attesa di stimare i danni, ha spiegato che il bacino idrico di Kakhovka forniva acqua a 1,4 milioni di acri di terreno agricolo, campi che producevano cibo per un valore di 1,19 miliardi di sterline all’anno. Tuttavia adesso il ministero prevede uno scenario fosco: già il prossimo anno i campi dell’Ucraina meridionale potrebbero trasformarsi in un deserto.
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