Che l’Italia non se la cavi bene con lo spreco alimentare non è certo una novità. L’Eurostat piazza gli abitanti dello Stivale nettamente al di sopra della media europea, e già a febbraio si parlava di un aumento più o meno consistente (l’8%, a essere ben precisi) su base annua. Il più recente Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, dedicato ai Paesi del G7, è però mortificante: lo spreco di cibo nel Bel Paese è cresciuto addirittura del 45,6%. E a occupare i primi posti degli alimenti più cestinati ci sono anche e soprattutto i prodotti principe della dieta mediterranea.
Frutta fresca (27,1 grammi), verdure (24,6 grammi), pane fresco (24,1 grammi), insalate (22,3 grammi), cipolle/aglio/tuberi (20 grammi). Vale la pena notare che i numeri del rapporto prendono in analisi lo spreco domestico pro capite riferito a una settimana (passando da 469,4 a 683,3 grammi a testa), che si traduce in circa 35,5 chilogrammi di cibo ancora consumabile buttato via ogni anno. Ma cos’è che non funziona?
Perché sprechiamo così tanto cibo?
Le motivazioni, come potrete immaginare, sono di fatto numerose e diverse tra loro. Il rapporto indica, ad esempio, una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, evidenziando allo stesso tempo un incremento dei consumi complessivi che concentra però la propria domanda su alimenti di qualità inferiore per far fronte all’aumento del costo della vita. Buttiamo di più perché compriamo peggio, in altre parole, ma non è così semplice.
Il 42% degli intervistati individua la causa dello spreco nel fatto che frutta e verdura conservata nelle celle frigo una volta a casa va subito a male; il 37% li butta perché i cibi venduti sono già vecchi. Una fetta della torta, per così dire, è poi occupata dal comportamento difettoso dei consumatori stessi: il 37% degli italiani dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino, solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali, e addirittura il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi.
Il commento di Lollobrigida
Incapacità ai fornelli o meno, i numeri indicano una situazione difficilmente ignorabile. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è intervenuto tracciando un parallelo tra i numeri del rapporto e le offerte nei negozi: “Tra gli spunti di riflessione è interessante costatare come le offerte promozionali siano spesso collegate a un maggiore spreco alimentare, inducendo le persone ad acquistare più del necessario”. Le sue parole, però, non convincono tutti.
Secondo Federconsumatori quella del ministro “è una lettura a dir poco semplicistica“, che “mette sul banco degli imputati chi, in moti casi, non può permettersi spese di qualità e, proprio grazie alle offerte incriminate, riesce a portare in tavola un pasto”. L’argomento è fertile per un dibattito e abbastanza urgente da giustificarlo. L’idea (e la speranza) e che se ne parli in maniera opportuna all’ormai incombente G7 di Siracusa. Chiaro, se avanza tempo tra una corsa di cavalli e una partita di pallanuoto.