Si tratta di una rivalsa verso i pregiudizi che da anni circondano quest’area della Puglia e, allo stesso tempo, di un vero e proprio simbolo di rinascita e ritorno alle origini: stiamo parlando della cozza nera di Taranto, nuovo Presidio Slow Food; e parliamo di ritorno perché, di fatto, nella storia di questa città la mitilicoltura è uno degli aspetti di maggior importanza grazie soprattutto alle condizioni ambientali uniche.
La magia è racchiusa nel particolare ecosistema del Mar Piccolo, uno specchio d’acqua interno caratterizzato da 34 sorgenti sotterranee provenienti dalle Murge, scelto dalle cozze quale habitat ideale per lo sviluppo e la riproduzione. “Sono un elemento importante” spiega riferendosi ai molluschi Marco Dadamo, direttore della riserva naturale regionale Palude Vela di Taranto e membro dell’Advisory Board di Slow Fish, che ha collaborato allo sviluppo del Presidio. “Un elemento che contribuisce a mantenere alta la resilienza dell’ambiente garantendo servizi ecosistemici importanti quali il riciclo dei nutrienti in eccesso presenti nella colonna d’acqua”. Abbiamo accennato alla rivalsa, e non a caso: se Taranto infatti viene spesso accostata ai guai ambientali dell’ultimo decennio, in questo contesto si parla di un’oasi naturale controllatissima.
Insomma, la mitilicoltura a Taranto è una faccenda seria e molto antica: basti pensare che i primi documenti che fanno riferimento alla cozza nera risalgono al 1525, e l’allevamento di molluschi ha cominciato a vacillare solamente negli ultimi decenni del secolo scorso con l’avanzare del progresso industriale. I mitilicoltori attualmente coinvolti nel progetto sono 21, ma le richieste di adesione continuano ad aumentare, attirati anche dall’obiettivo di avviare un percorso di economia circolare per trasformare le reti in compost utile. “Questo è un Presidio speciale, che va molto oltre il prodotto” ha spiegato Serena Milano, direttrice di Slow Food Italia. “È una scommessa sul futuro di questa città. Insieme ai mitilicoltori, Taranto guarda alla sua risorsa più importante, il mare, e mette insieme rispetto dell’ambiente e rispetto per il lavoro, per la cultura e per il sapere di molte generazioni. Una sfida importante che, se si vince qui, in un contesto così complesso, può diventare un esempio e un simbolo per molte altre aree d’Italia”.