Da una parte si spinge per allargare ancora i vincoli sui cacciatori, dall’altra ci fanno notare che “diversi atti legislativi italiani non sono conformi alla legislazione Ue”. C’è senz’altro dell’ironia in tutto questo, anche se per coglierla è meglio capire a pieno la vicenda. Partiamo dal principio, dunque; o comunque dal punto più brucante: la Commissione europea ha appena avviato una procedura di infrazione contro l’Italia perché le direttive nazionali in materia di caccia non sono allineate con quelle comunitarie.
In particolare da Bruxelles si evidenzia, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, quanto previsto dalla Direttiva Uccelli e dal regolamento Reach, che “limita l’uso di pallini contenenti piombo” per “proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana”.
Il fronte interno, nel frattempo…
Si cerca di rendere ancora più comodo il premere il grilletto. Ma ancora un poco di pazienza: prima di proseguire, sarebbe bene notare che la procedura di infrazione è di fatto un atto autonomo della Commissione europea; con lo Stato “pizzicato” che ha due mesi di tempo per presentare le proprie osservazioni in proposito ed, eventualmente, replicare a modo. In caso di mancata risposta (o nel caso in cui quest’ultima venga valutata come insoddisfacente) le autorità comunitarie possono dunque diffidare a porre fine l’inadempimento in questione entro un dato termine che, se non venisse rispettato, porterebbe a sanzioni economiche.
Sanzioni economiche che nella fattispecie dell’Italia sarebbero pari alla somma di una somma forfettaria minima di sette milioni di euro a una penalità di mora pari a circa 8500 euro per ogni giorno di inadempienza. Si tratta di multe, in altre parole; che ricadono ovviamente sui conti pubblici che soprattutto contribuiscono a dipingere una reputazione di inadempienza per il Paese sanzionato. La conclusione? In Europa si viene presi sempre meno sul serio.
Ecco, ora vale la pena dare un’occhiata alle ultime novità legislative in materia di caccia. Una nuova proposta di legge firmata dal deputato leghista Francesco Bruzzone, ad esempio, vorrebbe ammorbidire i permessi sull’impiego dei richiami vivi, lasciando libero campo decisionale alle singole regioni; mentre un precedente testo proposto dal senatore di FdI Bartolomeo Amidei puntava all’estensione dei calendari, all’aumento delle specie cacciabili, all’apertura della caccia di selezione anche in aree urbane e protette e al rilascio della licenza anche ai ragazzi di 16 anni.
Quest’ultima proposta, è bene notarlo, è di fatto stata ritirata in seguito alla pausa natalizia; ma è altrettanto giusto sottolineare come la riforma in materia di caccia sia attualmente spinta da una considerevole frangia della maggioranza di governo. Le europee, d’altro canto, sono dietro l’angolo.
Non mancano, naturalmente, le mosse delle opposizioni: Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali ed esponente del gruppo Noi Moderati, e l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ad esempio, hanno presentato due proposte che prevedono una riduzione dei calendari e degli orari di caccia oltre a un aumento delle distanze minime dalle strade e dalle abitazioni.