Vengono chiamate sostanze chimiche “eterne” perché, di fatto, durano per sempre: banalmente la loro composizione chimica non ne consente la degradazione. Una spada a doppio taglio, non c’è ombra di dubbio: da una parte la fredda efficienza della chimica, dall’altra il rischio che certi prodotti alimentari rimangano contaminati… Beh, per sempre. La Commissione europea ha di recente introdotto una serie di nuove norme atte a limitare i livelli autorizzati negli alimenti di quattro sostanze chimiche ambientali, le cosiddette PFAS (o, se preferite i nomi difficili che vi fanno sembrare intelligenti, le sostanze perfluoroalchiliche), nel nome della tutela della salute dei consumatori europei.
Quali sono le sostanze chimiche “eterne”?
Come accennato si tratta di quattro sostanze in tutto: il perfluorottano sulfonato (Pfos), l’acido perfluoroottanoico (Pfoa,) l’acido perfluorononanoico (Pfna) e l’acido perfluoroesano sulfonico (Pfhxs). Tutti e quattro questi “colleghi” rientrano tuttavia nella più ampia categoria delle sostanze PFAS, composti spesso utilizzati nell’industria come rivestimenti antimacchia o resistenti all’acqua, all’olio, lucidanti per pavimenti e via dicendo. Nel contesto alimentare vengono primariamente utilizzati negli imballaggi, in quanto vanno a creare una sostanza antiaderente che crea una sorta di barriera che impedisce al cibo di fuoriuscire attraverso i sopracitati imballaggi; e si possono trovare soprattutto nelle uova, nel pesce, nei crostacei, nei molluschi bivalvi, nella carne e nelle frattaglie di animali d’allevamento e selvatici.
La loro natura nociva per la salute umana è già ampiamente documentata, e non mancano i casi di Paesi europei che hanno già pensato di agire per limitarne l’uso: pensiamo alla Danimarca, che ha vietato l’uso nelle padelle antiaderenti e nei cartoni alimentari impermeabili; o alle più recenti cause legali intentate ai danni di McDonald’s e Burger King per l’utilizzo massiccio negli imballaggi.
In particolare, stando alle rilevazioni dell’Efsa, l’acido perfluorottano sulfonico (Pfos) e l’acido perfluoroottanoico (Pfoa) e i loro sali sono le sostanze più presenti negli alimenti e nell’uomo: il parere delle autorità scientifiche è che possano causare effetti negativi sullo sviluppo, sul colesterolo, sul fegato e sul sistema immunitario nonché sul peso alla nascita. In media, la dose settimanale tollerabile della somma delle sostanze è di appena 4,4 nanogrammi per chilogrammo di peso corporeo – una soglia di sicurezza che, nella realtà dei fatti e nel contesto del Vecchio Contiente, è ampiamente superata.
L’obiettivo del nuovo regolamento, che entrerà in vigore il primo gennaio del 2023, è naturalmente quello di riportare questa soglia verso un numero più sicuro stabilendo dei livelli massimi decisamente più stringenti. “Oggi compiamo un altro passo per aumentare il livello di sicurezza alimentare nell’UE e proteggere meglio i cittadini dalle sostanze chimiche nocive” ha commentato Stella Kyriakides, commissario per la Salute e la sicurezza alimentare. “Queste nuove norme dimostrano il nostro impegno a mettere al primo posto la salute dei cittadini”.