Un anno di restrizione ambiziosa e salutare, ché d’altro canto le due cose vanno sovente mano nella mano. La Colombia è uno dei primi paesi al mondo ad avere introdotto una tassa sul cosiddetto cibo spazzatura (o ultra-processato, se preferite una definizione meno colloquiale): numeri alla mano, si tratta fondamentalmente di un sovrapprezzo del 10% (che dovrebbe aumentare al 20% entro l’ormai prossimo 2025) accompagnato da serie di avvertenze puntualmente riportate sulle etichette di alimenti ricchi di zucchero, sale, altri additivi, bibite analcoliche zuccherate e anche carni lavorate.
L’avvertimento e il sovrapprezzo – un rebis più che eloquente che punta, come certamente avrete potuto intuire, a intaccare i consumi di cibo spazzatura con l’obiettivo di abbassare conseguentemente i casi di diabete, alta pressione sanguigna e altre casistiche collegate al consumo di questo.
Tassare il cibo spazzatura: la soluzione della Colombia
Parlare al portafoglio, d’altro canto, è sempre efficace. Numerose le letture della comunità scientifica che suggeriscono un forte nesso tra il consumo di cibo spazzatura e l’insorgere di problemi di salute, fisica e anche mentale: studi recenti hanno dimostrato (ancora) che gli alimenti ultra-processati sono cancerogeni, e allo stesso modo alcune ricerche hanno investigato il nesso tra il loro consumo e una salute mentale vacillante.
In media i Colombiani consumano dodici grammi di sale al giorno, occupando il primo posto assoluto nella classifica dei consumi sudamericani; e quasi un terzo della popolazione adulta soffre di pressione alta. È per di più bene notare che, come molti altri paesi a basso e medio reddito, la Colombia sta assistendo ad un aumento del peso delle malattie non trasmissibili, che rappresentano circa il 76% di tutti i decessi.
La tassazione del cibo spazzatura, per quanto tematicamente virtuosa, si scontra tuttavia con la dura legge del numero. “Tutti sanno che una quantità elevata di zucchero o sodio fa male alla salute, quindi è una buona idea aumentare le tasse su questi prodotti” ha spiegato a tal proposito Liliana Cano, una cittadina di Bogotá intervistata dal The Guardian. “Ma mangiare sano è costoso”.
“Praticamente tutti questi prodotti provocano il cancro, e lo sappiamo” ha aggiunto Hectór Cruz, un altro cittadino. “Ma che altro possiamo fare con il nostro budget?”. Non è una novità, a onore del vero: un’alimentazione salutare tende a essere sensibilmente più costosa, e parte dell’appeal del cibo spazzatura è la sua spiccata economicità – un tratto che oltre a essere seducente diventa necessario per le frange più povere della popolazione.
“Le tasse possono essere un elemento legittimo per aumentare il consumo di cibi sani” ha commentato a tal proposito Arne Dulsrud, sociologo dell’Università Metropolitana di Oslo “ma penso che una riforma sanitaria dovrebbe concentrarsi sui più vulnerabili per essere efficace. Introdurre pasti sani nelle scuole può essere un modo, la riforma agraria è un altro”.