Le classifiche dei vini più costosi sono molto più democratiche e oggettive di tante altre liste interessate, marchettare o auto-celebrative che siano. Soprattutto non sono per niente una sorpresa vista la reiterazione dei soliti nomi noti, la dominanza dei vini rossi, l’origine quasi monopolizzata da Piemonte e Toscana. Quest’anno, secondo Wine Searcher, il primato se lo aggiudica Roagna, cantina specializzata in Barolo e Barbaresco con una bottiglia che sfora i mille euro.
Il vino più costoso
Sareste disposti a spendere 1053 euro per una bottiglia? Verrebbe da chiedere, eddai facci cifra tonda già che siamo. Invece no perché si parla di prezzo medio per il Barbaresco Crichët Pajé di Roagna, cantina sita strategicamente a Barbaresco e Castiglione Falletto per sfornare più cru possibili. Il costo fluttua in base all’annata (la prima risale al 1978) e alla disponibilità di esemplari. È questa, secondo gli osservatori, la bottiglia più preziosa al momento. Vuol dire anche la più pregiata?
Ai sommelier l’ardua sentenza. Noi ci limitiamo a riportarne le caratteristiche oggettive. Iniziamo dal dissezionare il nome: da una parte Crichët, che in dialetto piemontese significa “piccola collina”; dall’altra Pajé, la parcella (cru) di riferimento. Ci troviamo a Barbaresco, comune il cui nome è da tempo offuscato dallo splendore del suo vino a base di uva nebbiolo.
Il Pajé si trova al centro, esposto a sud, sud-ovest, caratterizzato da terreno calcareo. Questo anfiteatro naturale, di quelli che tanto attirano turisti da tutto il mondo, è dal 1953 considerato particolarmente vocato, non solo per il nebbiolo (coltivato più in alto) ma anche per il dolcetto. Nella gamma di cantina il Crichët Pajé è quello invecchiato più a lungo: solo così, a detta del produttore Alfredo Roagna, il vino riesce a esprimersi in tutta la sua complessità ed eleganza.
La lista
Il resto della Top Ten, come accennato all’inizio, non regala particolari sorprese. I vini italiani più costosi sono invariabilmente rossi, provengono per lo più dalle zone di Barbaresco e Barolo (Piemonte) e da Montalcino e Bolgheri (Toscana). Persino i produttori si ripetono, non solo di anno in anno: quest’anno due entrate se le aggiudicano Giuseppe Rinaldi (Barolo) e la stessa Roagna, con il Barolo Pira Riserva al numero sette.
L’unico non piemontese e non toscano è il sempre resistente Giuseppe Quintarelli, veronese doc, anzi Docg con il riverito Amarone Classico della Valpolicella. Con un prezzo medio di 772.6 euro, i magnifici dieci italiani non si avvicinano comunque agli esorbitanti cugini di Borgogna o della Napa Valley. Tuttavia si difendono bene, con una cifra che più o meno corrisponde a una cena tristellata per due. Vino escluso, ovviamente.