“La carne è politica”: la personale visione del veganismo di Lucarelli e Biagiarelli

Intervistati per il podcast Pianeta B12, Biagiarelli e Lucarelli delineano la loro visione del veganismo e della comunicazione, tra incoerenza, integralismo ed etica.

“La carne è politica”: la personale visione del veganismo di Lucarelli e Biagiarelli

Sul podcast Pianeta B12, dedicato alla sostenibilità e ai suoi mondi paralleli, sono atterrati Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli, che in un’ora e mezza hanno messo a nudo e si sono messi a nudo sui temi del veganismo e dell’etica nella comunicazione. Tra ammissioni di incoerenza e incitazioni all’onestà, i due influencer hanno condiviso le loro idee senza mezzi termini, anche sull’alimentazione vegetale e sul modo di comunicarla. Ecco i punti a noi più vicini.

“La coerenza non è un valore”

Diventare vegani è un percorso imperfetto. E lo ammette senza mezzi termini Lucarelli, che racconta come dalla sua dieta sia ormai totalmente assente la carne (anche a costo di morire di fame), ma come pesce, uova e latticini siano ancora, anche se in piccolissima parte, ingredienti del suo menù. “Non c’è assolutamente coerenza dal mio punto di vista”, dice, non per fare mea culpa, ma per gettare luce sull’inutilità dell’integralismo.

“Ho mangiato troppa carne”, di Lorenzo Biagiarelli: un lucido manifesto alla Harari “Ho mangiato troppa carne”, di Lorenzo Biagiarelli: un lucido manifesto alla Harari

Sono i grandi numeri a muovere le rivoluzioni ed è impossibile trovarli se ci si chiude nella “bolla dei virtuosi a tutti i costi”. Un discorso che fa tornare alla memoria, per contrappeso, il monologo di Fabio Volo di qualche tempo fa. In sintesi, meglio piccoli passi verso la strada “giusta” che una totale astensione dal cambiamento per paura dell’incoerenza, che rischia di far allontanare chi il primo passo vorrebbe muoverlo davvero. La coerenza, insomma, non è un valore, ma l’efficacia delle proprie azioni lo è, fa eco Biagiarelli.

Agli occhi dell’influencer culinario, di fondo c’è una trappola di comunicazione, che è il motivo per cui sceglie di non definirsi vegano (pur essendolo, di base). Perché è di fatto impossibile essere sempre coerenti su tutta la linea e occorre scendere a compromessi nella realtà complessa in cui viviamo. In altre parole, “è un continuo aggiustamento”.

La responsabilità della fama

Si finisce inevitabilmente a parlare del Pandoro-gate e della responsabilità di chi tiene appese al micro-schermo migliaia e migliaia di persone. Chi ha un forte seguito e un microfono in mano dovrebbe pesare le parole che pronuncia. Lucarelli ritorna così sull’ode all’hamburger di Laura Pausini e sulla necessità di riflettere anche sulle domande più banali, come quando ti chiedono quale sia il tuo cibo preferito. Il punto non è raggiungere l’impeccabilità, ma quantomeno non trascinare anche il pubblico nelle proprie imperfezioni. “Non voglio essere un modello negativo“, riassume Lucarelli. Per dirla diversamente, se te piace magna’ l’hamburger, astieniti almeno dal fargli pubblicità.