La carne coltivata si prepara a conquistare lo spazio

Diciamo che la carne coltivata in laboratorio farà prima a conquistare lo spazio che non le italiche resistenze

La carne coltivata si prepara a conquistare lo spazio

Conoscendo la mentalità di noi italiani, potrebbe non essere una battuta, ma la realtà. La carne coltivata, effettivamente, si appresta a conquistare lo spazio, cosa che probabilmente accadrà molto prima di essere riuscita a superare l’ostilità di una certa fetta di popolazione nostrana. Più nel dettaglio, l’ESA ha deciso di supportare due gruppi di ricerca per studiare la possibilità di creare la carne coltivata nello spazio. Il che potrebbe tornare utile non solo per chi sta a terra, ma anche per gli astronauti. Uno dei grossi problemi da affrontare con le missioni spaziali sul lungo termine, infatti, è riuscire a capire come fornire agli astronauti cibo sano e sostenibile.

La carne coltivata diventerà cibo spaziale?

spazio

L’obiettivo primario degli studi in questione è cercare di capire se la carne coltivata in laboratorio nei bioreattori partendo da vere cellule animali sia realizzabile anche nello spazio. Ma non solo: bisogna capire se questa carne possa diventare una fonte alimentare proteica prodotta in situ.

I due team, uno formato dall’azienda tedesca Yuri e dall’Università di Reutlingen, l’altro dalle aziende ingliesi Kayser Space, Cellular Agriculture e Campden BRI, hanno ottenuto finanziamenti dall’ESA per valutare se tali ipotesi potessero diventare realtà.

La carne coltivata nello spazio permetterebbe di produrre prodotti a base di carne fresca direttamente in loco. Paolo Corradi, ingegnere dell’ESA, ha spiegato che l’obiettivo è quello di fornire agli astronauti del cibo nutriente durante le missioni a lungo termine lontano dalla Terra, superando quindi la durata tradizionale delle forniture confezionate che arriva a due anni.

Il problema è che nello spazio le risorse sono limitate, quindi poter coltivare del cibo fresco in situ aumenterebbe nettamente l’autosufficienza di una missione, fornendo anche un supporto psicologico all’equipaggio che potrebbe mangiare della carne fresca di aspetto più famigliare rispetto alle classiche razioni.

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I due team hanno lavorato in maniera indipendente e i risultati ottenuti appaiono assai promettenti. Hanno infatti raggiunto delle conclusioni similari, sostenendo che produrre della carne coltivata nello spazio non è assolutamente inverosimile, anche se sono necessarie ulteriori ricerche per portare avanti tali progetti.

Nel frattempo l’ESA sta anche lavorando per sviluppare tecnologie per migliorare i bioprocessi e l’utilizzo delle risorse metaboliche a bordo dei veicoli spaziali.

Christel Paille, ingegnere dell’ESA, ha rivelato che stanno studiando sistemi avanzati per quanto riguarda il supporto vitale, creando prototipi per studiare sistemi a circuito chiuso che siano in grado di recuperare nutrienti e riciclare rifiuti metabolici (perché nello spazio nulla si spreca). E questi sistemi potrebbero essere applicati anche alla produzione di carne coltivata.

Ovviamente tutto è ancora in uno stadio primordiale. Fra le prime cose da fare, infatti, bisognerà capire come le cellule possano adattarsi alla gravità alterata e alle radiazioni. Proprio sfruttando le strutture dell’ESA, ecco che ben preso verranno iniziati gli esperimenti per capire tali effetti.

Paolo Corradi si augura poi che l’Autorità europea segua ben presto l’esempio degli USA dove due aziende sono state autorizzate a vendere prodotti a base di pollo coltivata, grazie anche alle valutazioni positive contenute nel report della FAO e dell’OMS alle Nazioni Unite. Se anche in Europa le autorizzazioni e le normative si sbloccassero, ecco che la ricerca potrebbe progredire più velocemente. Tranne che in Italia, a quanto apre: qui no, noi per partito preso dobbiamo bloccare tutto ancora prima di aver iniziato a studiare la questione.