Per carità, è pur vero che su queste pagine abbiamo a più riprese elogiato i progetti che prevedono la produzione di birra grazie al riciclaggio delle acque reflue; e allo stesso tempo abbiamo sempre una parola di elogio per chi ha il coraggio di farla fuori dal vaso, ma qui si è esagerato un po’. È caos per la Tsingtao Brewery, il secondo produttore di birra più grande della Cina, dopo che la (già caotica) vetrina internettiana è stata invasa dalle immagini di un presunto dipendente fare pipì in una vasca di malto.
Luci e ombre sul caso della birra Tsingtao
Come certamente avrete già potuto intuire il video in questione è diventato virale, raccogliendo decine di milioni di visualizzazioni in appena una manciata di ore: le immagini, come abbiamo accennato in apertura di articolo, mostrano un uomo che indossa un’uniforme di color blu (anche se non è chiaro se blu estoril o blu Cina) e un casco di sicurezza arrampicarsi su una delle vasche di malto in un magazzino – il “birrificio numero tre”, secondo le successive dichiarazioni di Tsingtao -, tirare giù la zip e cominciare a fare pipì al suo interno.
Il contraccolpo mediatico ed economico è stato severo e immediato, con le vendite di birra che hanno pericolosamente cominciato a vacillare: uno scenario di chiara emergenza che ha spinto la stessa Tsingtao a intervenire con un comunicato. “La nostra azienda attribuisce grande importanza al video diffuso registrato nel birrificio numero tre di Tsingtao il 19 ottobre” si legge nella nota stampa emessa dall’azienda.
Хятадын #Tsingtao 🍺 пивоны үйлдвэрийн ажилтан пиво руу (танкруу) шээж байгаа бичлэг гарч, Хятадын пивоны 15%-г хангадаг бренд бөөн асуудалд орж байна!Өмнө үйлдвэрлэгдсэн пивонууд зүгээр гэж байгаа ч хэдэн жил ингэснийг хэн мэдлээ!!Хятадууд өрсдөө Цинтао уухгүй гэлцэж байгаа аж!… pic.twitter.com/syPpHnla1R
— The ЮҮХҮҮ (@JagaaRT) October 22, 2023
“Abbiamo denunciato l’accaduto alla polizia il prima possibile e gli organi di pubblica sicurezza sono coinvolti nelle indagini”. Poi le dovute rassicurazioni al pubblico: la Tsingtao ha assicurato che “il lotto di malto in questione è stato completamente sigillato” e che si impegnerà ulteriormente a “rafforzare le proprie procedure di gestione e di sicurezza per poter garantire la qualità del prodotto”.
Al di là dello smacco mediatico (e delle battute che, naturalmente, hanno invaso gli spazi dell’internet: “Ho sempre sospettato che quella birra sapesse di pipì“, ha scritto un utente), è bene notare che la vicenda presenta alcune ombre: pare che non sia ancora chiaro, tanto per cominciare, se il nostro protagonista sia effettivamente un dipendente Tsingtao; tant’è che nella sopracitata nota stampa viene sottolineato come la risoluzione delle immagini sia “troppo bassa per determinare se l’uomo vestito in uniforme è effettivamente un dipendente dell’azienda”. Potrebbe trattarsi, in altre parole, di un tentativo di sabotaggio escogitato da qualche rivale di mercato.