Non tutte le ciambelle vengono con il buco – e nemmeno tutte le birre, a quanto pare; o nemmeno tutti i tentativi di acquistare e poi ristrutturare una delle vetrine social più brulicanti di sempre. Fortunatamente, almeno in questo ultimo caso, evadiamo il dovere di commentare: quello che interessa a noi, golosi prima di tutto, è che la birra di Elon Musk fa (apparentemente, che a onore del vero non abbiamo avuto modo di assaggiarla) schifo.
Parola alla giuria dei social, eterogenea e spietatissima. “La Tesla Cyberbeer sa di spazzatura” ha commentato un utente su X, o ex Twitter se siete nostalgici dell’uccellino azzurro. “Non solo il tappo è ARRUGGINITO, ma anche la birra in sé è disgustosa”. E guai a pensare che si tratti di un caso solitario. “Perché la Tesla CyberBeer sembra qualcosa da cui potrei prendere un’intossicazione da alcol?” ha fatto eco un influencer.
La birra di Elon Musk e il disgusto internettiano
Ok, c’è bisogno di un poco di contesto: la Tesla non era una casa automobilistica? Da quando si è lanciata nel mondo brassicolo? Beh, da almeno un paio di anni, a dire il vero – poco dopo avere lanciato una tamarrissima tequila in una bottiglia a forma di saetta. Molto più recentemente, e cioè dallo scorso ottobre, il marchio di Elon Musk ha tuttavia cominciato a vendere anche un set in edizione limitata di due CyberBeer e due CyberStein alla modica cifra di 150 dollari.
Non è chiaro quanto e se tale edizione limitata abbia effettivamente venduto bene, ma il fatto che sul sito ufficiale della Tesla campeggi la scritta “tutto esaurito” (e considerando, naturalmente, la risonanza mediatica di Elon Musk) ci fa immaginare che il lancio della cyber birra sia andato bene. Almeno quello.
A malapena una novità, direte voi. Vogliamo dire, come abbiamo appena accennato Elon Musk – e di conseguenza il marchio Tesla – godono di un’ampia platea di fan e seguaci (termine più adatto che mai) pronti a scattare, portafoglio in mano, a ogni novità prodotta. Una frenesia che, in questo caso, si è infranta contro i duri scogli della realtà. Basti chiedere a Jeremy Judkins, professione influencer, che come accennato in apertura di articolo ha pubblicato una foto su X chiedendosi per quale motivo la birra di Tesla avesse l’aspetto – e immaginiamo il sapore – di un qualcosa in grado di avvelenarlo.
Quel che è peggio, a quanto pare, sul tappo di una birra Judkins ha trovato delle tracce di ruggine. Il giudizio finale? Meglio tenerle chiuse. “Credo che per 150 dollari la maggior parte delle persone considererà questo set come un oggetto da collezione e non avrà mai intenzione di aprirlo”, ha concluso lo stesso Judkins.