La birra come il vino: le versioni no e low alcol piacciono sempre più

Birra no e low alcol - una doppia declinazione che, come i colleghi nel mondo del vino, sta riscuotendo sempre più successo: vediamo che dicono i numeri.

La birra come il vino: le versioni no e low alcol piacciono sempre più

Attenzione: ad archiviare il tutto come moda passeggera, come tendenza destinata a estinguersi, si rischia di perdere un’occasione – di crescita, senz’altro, ma anche e soprattutto di comprendere il mercato e i gusti dei consumatori. E il proverbiale treno, dice il saggio, passa una volta sola. Beh, a meno che non siate il ministro dell’Agricoltura: in quel caso ci sono anche le fermate personalizzate. Le birrelow e no alcol piacciono sempre di più: secondo una recente indagine condotta da BVA Doxa per il Centro Informazione Birra (CIB) di AssoBirra sono gradite a un beer lover su due ed è già consumata dai due terzi degli italiani che bevono birra.

Il parallelo con il mondo del vino, l’avrete intuito, è talmente obbligatorio da sembrare quasi addirittura scontato. Nelle ultime settimane è vivacissimo il dibattitto attorno al cosiddetto vino dealcolato, branca della vinificazione inesorabilmente ostacolata dall’opposizione del ministro Lollobrigida ma che, di fatto, ribolle di innovazione e opportunità di crescita.

Uno sguardo al futuro, attraverso il fondo del boccale

birra

Ma torniamo a noi, e al discorso inerente le birre low e no alcol, per l’appunto. Numeri alla mano si tratta di declinazioni note dall’80% degli amanti della birra senza distinzione di età e consumata dal 67% di essi. Di questi, circa un terzo (35%) la beve spesso in alternativa alla birra tradizionale. Può per di più essere interessante valutare che, tra i target di riferimento, la Gen X registra nel complesso il consumo più alto (69%), seguita da Millennials (65%) e Gen Z (62%), ma è apprezzata di più proprio dai più giovani (52% versus. 43% della Gen X).

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Costruita l’impalcatura contestuale che ci permette di identificare diffusione e identikit del target, è tempo di indagare quali sono le motivazioni di quest’ultimo per bere birra low e no alcol: ancora una volta, come i nostri lettori più attenti avranno probabilmente intuito, si tratta di déjà vu, di già sentito. Il rapporto di AssoBirra indica infatti che l’aspetto più gradito è quello di potere consumare queste bevande senza subire gli effetti dell’alcol (28%) – un risultato che ben si allinea con quanto già visto nel mondo del vino, per l’appunto -, e soprattutto sottolinea uno spiccato interesse (76%) per l’attenzione al proprio benessere fisico, emotivo e mentale attraverso una dieta bilanciata, un numero adeguato di ore di sonno e la pratica di attività fisiche. Il consumo di alcol, evidentemente, fatica a penetrare tra le maglie di questa rinnovata attenzione alla salute, se così vogliamo definirla.

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“In tutto il mondo c’è una crescente preferenza per un consumo moderato di alcol, soprattutto tra i Millennials e la Generazione Z” ha commentato a tal proposito Fabio Mondini, beer sommelier contattato da AssoBirra. “Le birre low e no alcol non solo soddisfano il desiderio di un tasso alcolico ridotto, ma sono anche apprezzate per il loro gusto e come simbolo di uno stile di vita sano. Nonostante presentino alcune differenze rispetto alle birre tradizionali, come una consistenza più leggera, un sapore più dolce e una complessità olfattiva più lieve, questa tipologia di prodotto garantisce un’esperienza di consumo appagante”.