Siccità da una parte, grandine e temporali dall’altra – stuck between a rock and a hard place, direbbero gli amici d’Oltremanica, o tanto per intenderci “bloccati tra il martello e l’incudine”. I produttori di birra artigianale, dopo avere vissuto una lieve ma costante crescita nei consumi (coadiuvata, con ogni probabilità, dalle alte temperature che hanno reso l’idea di una bionda ghiacciata attraente come non mai), tornano a guardare al futuro con preoccupazione: stando ai più recenti rapporti del Consorzio birra artigianale da filiera agricola italiana, infatti, il raccolto dell’orzo destinato alle brasserie indipendenti dovrebbe subire un calo del 15 per cento.
Tra il martello e l’incudine: i tagli al raccolto di orzo e il futuro per la birra artigianale
Il principale indiziato, come certamente molti di voi avranno già intuito, è il cosiddetto “maltempo” – bella parola dall’alone semantico convenientemente grande che può significare un po’ di tutto e soprattutto permette di dribblare agilmente il dibattito (così come le responsabilità e le conseguenze) del cambiamento climatico in atto. In principio, a mutilare la produzione di orzo e a far salire le preoccupazioni per i produttori di birra artigianale, fu la siccità: i rapporti dello scorso anno, pesantemente segnato dalla crisi idrica, raccontano di crolli addirittura superiori al 30 per cento.
Nuovo giro, nuova corsa. Badate bene – anche quest’anno, così come nel 2022, il cappio della siccità si è fatto sentire (e pensare che i temporali estivi possano risolverla significa peccare d’ingenuità), ma a rubare la scena per impatto mediatico e spettacolarità sono state soprattutto le tempeste, la grandine, la pioggia. Stando ai calcoli del Consorzio, tale ondata di acqua e ghiaccio starebbe facendo cadere le rese di orzo dai 40 quintali per ettaro dell’anno scorso ai 34 quintali attuali.
La proposta del Consorzio, in questo contesto, è piuttosto semplice: “In questo scenario nel quale gli effetti dei cambiamenti climatici si uniscono a quelli provocati dalla guerra su energia e materie prime” si legge nel rapporto in questione “è necessario sostenere i produttori della filiera della birra artigianale italiana con aiuti ad ettaro per le coltivazioni e con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi”.
I numeri, d’altronde, parlano chiaro: a soffrire il maltempo è una filiera – quella della birra artigianale italiana, per l’appunto – che conta 1.085 attività produttive in tutto il territorio nazionale e che vanta consumi – si legge nel rapporto – “destinati quest’anno a superare il record storico di quasi 38 litri pro capite per un totale di 2,2 miliardi di litri”.