La batteria ai funghi ci aiuterà a salvare il pianeta?

Un gruppo di ricercatori ha creato la prima batteria ai funghi, e le domande sono molte: funziona quando piove? Si può mangiare? Si può usare per difendere il proprio giardino durante un'apocalisse zombie?

La batteria ai funghi ci aiuterà a salvare il pianeta?

Particolarmente efficiente nei giorni di pioggia. O almeno possiamo immaginare, ecco. Un gruppo di ricercatori dell’Empa, in Svizzera, ha sviluppato una batteria a base di funghi in grado di alimentare, stando a quanto riportato dagli stessi scienziati, un sensore di temperatura per alcuni giorni.

La batteria è stata sviluppata nell’ambito di un progetto di ricerca triennale sostenuto dalla Fondazione Gebert Ruf, e i risultati sono di fatto consultabili sulla rivista ACS Sustainable Chemistry & Engineering. L’idea, tanto per farvela semplice, è di generare energia elettrica sfruttando il metabolismo di particolari specie fungine. Ma come, esattamente?

Ma sarà commestibile?

funghi

Tra le caratteristiche più consistenti della tecnologia è che, raggiunto un certo livello di progresso, il confine con la magia diventa decisamente sfumato. Vogliamo dire: c’è chi stampa il latte in 2D, chi trasforma l’aria in caffè, chi sta sperimentando con il teletrasporto del cibo. Ma per carità: lasciamo Star Trek al suo posto, e occupiamoci piuttosto dell’ordine del giorno.

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La batteria ai funghi è costituita da una cosiddetta cella a combustibile microbica. L’assunto fondamentale è che i microrganismi, così come tutti gli esseri viventi, trasformano i nutrienti in energia. Ecco: la batteria, per funzionare, sfrutta questa funzione del metabolismo e recupera parte dell’energia in questione sotto forma di energia elettrica.

Per farlo si serve di due tipi di fughi. Il primo, il lievito (ossia un fungo unicellulare), viene alimentato con dello zucchero e rilascia elettroni come sottoprodotto del suo metabolismo. Questi elettroni vengono dunque catturati da un enzima prodotto da un secondo protagonista, il fungo della marcescenza bianca, e poi condotti all’esterno della cella, creando di fatto un circuito elettrico funzionante.

Lo diciamo a scanso di equivoci: no, non è commestibile. La batteria viene realizzata attraverso una stampante 3D, con le cellule fungine che vengono direttamente mescolate all’inchiostro; e rimane di fatto inattiva fino a quando non viene idratata con acqua e nutrienti, in modo da ridurre al minimio i rischi di inquinamento in caso di smaltimento. Ehi, l’abbiamo detto: è particolarmente efficiente nei giorni di pioggia.

Insomma, in caso di invasione degli zombie sapremo come difendere i nostri giardini. La batteria, poi, è naturalmente biodegradabile: il prossimo obiettivo dei ricercatori è di migliorarne l’efficienza e la durata. “Soprattutto nel campo della scienza dei materiali – concludono i ricercatori Empa – i funghi sono ancora troppo poco studiati e utilizzati”.