Kylie Minogue alla conquista del mondo del vino. No, la nostra non è un iperbole – non proprio, almeno. D’altro canto i numeri parlano chiaro: il suo (ormai celebre) Prosecco rosé ha letteralmente spopolato in quel d’Oltremanica e messo nel proprio mirino anche il fertile mercato a stelle e strisce, con la sua variante analcolica che ha messo a segno una vendita ogni dieci secondi. Ora il secondo capitolo, creato in collaborazione con un’azienda italiana: Zonin 1821.
La celebre popstar australiana, dunque, aggiunge una nuova etichetta alla linea originariamente lanciata in collaborazione con Benchmark Drinks – un Prosecco Doc che, come appena accennato, è prodotto dal gruppo veneto Zonin 1821 e che sarà disponibile per l’acquisto nel Regno Unito sugli scaffali dei supermercati a marchio Tesco e Morrisons o, in alternativa, direttamente sul sito ufficiale di Kylie Minogue Wines.
Qual è il segreto dietro il successo di Kylie Minogue Wines?
Parliamoci chiaro – non è certo la prima volta e di certo non sarà l’ultima che una celebrità decide di misurarsi con il mondo degli alcolici. La strategia comunicativa è spesso e volentieri la stessa: appoggiare la propria pretesa di unicità sul cosiddetto “star power” del vip di turno, sia questo un attore o una popstar o ancora un calciatore.
I casi sono, per l’appunto, davvero numerosi: da Sting a Jean Claude Van Damme, passando anche per Kylie Jenner e Ryan Reynolds (anche se, è bene notarlo, quest’ultimo caso in particolare è nato anche e soprattutto per offrire supporto al lancio di Deadpool e Wolverine, film di casa Marvel il cui approdo sul grande schermo è previsto per il mese di luglio).
L’abbondanza di casistiche non significa che la ricetta sia però un successo assicurato: allontanandoci un poco dal mondo degli alcolici troviamo il recentissimo caso degli energy drink di Leo Messi, che gli esperti – nonostante l’evidente notorietà del calciatore – danno già per fallito. La domanda dunque sorge spontanea: come mai il vino di Kylie Minogue va così forte?
L’impressione è che Kylie Minogue Wines non abbia basato l’intera propria pretesa al successo appoggiandosi al nome della celebrità di turno: il suo rosé analcolico, che come abbiamo accennato in apertura di articolo ha messo a segno – per un periodo – una vendita ogni dieci secondi, ha ad esempio saputo intercettare e interpretare alla perfezione le più fertili tendenze di mercato, che raccontavano per l’appunto di un interesse sempre più deciso per i drink a basso (se non nullo) contenuto alcolico.