Non è una dark kitchen, o ghost kitchen che dir si voglia, cioè un ristorante senza sala, nato e pensato solo per il delivery: è il passo successivo. Loro la chiamano cloud kitchen, più semplicemente è un coworking dove in luogo di desk e computer ci sono banconi e fornelli: loro sono Kuiri, una start-up italiana che offre un servizio di kitchen sharing, e che dopo una prima sede a Milano in zona Solari, si appresta a inaugurare un altro laboratorio in via Melchiorre Gioia, a cavallo tra il Palazzo Lombardia e il passaggio di Porta Nuova. Sono 400 mq che, a partire dai primi di aprile, ospiteranno 8 “smart kitchen”, che poi diventeranno 10, per un totale di 20 virtual brand, due per ogni postazione.
Le postazioni consistono in 15 mq attrezzati: le cucine sono comprensive di zona per il lavaggio e per lo stoccaggio, ma anche di un servizio di pulizie delle zone comuni, un servizio di sorveglianza, nonché un servizio di assistenza per l’utilizzo del software gestionale. Kuiri quindi non è un virtual brand ma mette a disposizione spazi ai ristoranti “fantasma”. Con una ulteriore differenza: le cucine sono a vista, il che è funzionale alla trasparenza nei confronti del cliente, ma soprattutto al servizio di asporto, che si aggiunge all’abituale delivery. Il primo lab, aperto a ottobre 2020, è stato un successo è sono piovute centinaia di richieste, il che ha spinto Kuiri a una seconda apertura.
“Ci piacerebbe coinvolgere qualche top brand sul mercato – ha dichiarato il CEO di Kuiri Paolo Colapietro – e lasciare una piccola parte degli spazi a brand più sperimentali. Durante la pandemia le persone si sono digitalizzate, il consumatore ha preso confidenza e fiducia nel delivery e molti ristoratori sono stati costretti ad investire in questo campo. Motivo per cui siamo sicuri di approdare presto nelle principali città italiane e, più avanti, anche europee”. L’obiettivo è ambizioso: 60 postazioni nei prossimi due anni.
[Fonte: Foodaffairs]