Quanto può costare un’etichetta (leggermente) sbagliata? Fino a cinque milioni di dollari, a quanto pare. Ci stiamo riferendo a quanto sta accadendo in Florida, Stati Uniti, dove una donna ha deciso di intentare un’azione legale collettiva nei confronti della Kraft Heinz sostenendo che il tempo di preparazione della pasta Velveeta Shells & Cheese sia maggiore di quanto pubblicizzato. Ehi, d’altronde il tempo è denaro: se sull’etichetta c’è scritto tre minuti e mezzo io mi aspetto che quell’indicazione sia assoluta, categorica, infallibile. E quando Amanda Ramirez – questo il nome della nostra protagonista – si è accorta che invece non era così, non ha esitato a contattare il tribunale distrettuale della Florida del Sud per far sapere che, di fatto, il suo tempo vale davvero un sacco di denaro – cinque milioni di dollari, per l’appunto.
Quei maledetti tre minuti e mezzo
In altre parole, l’etichetta stampata da Kraft Heinz è “falsa e fuorviante” secondo i legali che stanno assistendo la signora Ramirez: la scatola del prodotto in questione elenca di fatto quattro semplici passaggi, che vanno dalla rimozione del coperchio e della busta con la salsa al formaggio fino all’aggiunta di acqua e al passaggio in microonde, terminando infine con la scolatura. Ora, evitando la torbida tentazione di scagliarsi contro la pasta al formaggio da preparare nel microonde, qual è il problema? Semplice: l’etichetta sostiene che la fase di cottura – nel microonde, per l’appunto – impieghi un massimo di tre minuti e mezzo, ma secondo i legali la dicitura potrebbe essere interpretata come il tempo totale per la preparazione, che come accennato comprende anche l’apertura del coperchio, l’aggiunta di acqua e la scolatura.
Il tempo totale rischia, considerando questi altri delicati passaggi, di gonfiarsi fino a durate vertiginose come cinque o addirittura sei minuti – un eccesso di preziosi secondi che potrebbero di fatto essere utilizzati per attività molto più produttive e proficue, come il fare causa alle multinazionali di prodotti alimentari.
“I consumatori che vedono ‘pronto in 3 minuti e mezzo’ crederanno che rappresenti la quantità totale di tempo necessaria per preparare il prodotto, ovvero dal momento in cui non è aperto al momento in cui è pronto per il consumo” si legge nella causa. “Tre minuti e mezzo è solo il tempo necessario per completare uno dei numerosi passaggi”. Quel che è peggio, Ramirez – la nostra protagonista, nel caso in cui ve ne foste dimenticati – ha per di più sottolineato che non avrebbe acquistato il prodotto (o perlomeno avrebbe chiesto uno sconto) se fosse stata a conoscenza del fatto che non si trattava del tempo totale.
L’intera vicenda ci ricorda un po’ quella volta in cui Burger King finì trascinato in tribunale perché i panini negli annunci erano troppo grossi. Dal canto suo, Kraft Heinz ha commentato la questione con una dichiarazione fredda, lapidaria: “Siamo a conoscenza di questa causa frivola e ci difenderemo con forza dalle accuse contenute nella denuncia”. Parole di un qualcuno che non ha tempo da perdere, si direbbe – nemmeno tre minuti e mezzo.