Guai a chiamalo souvenir – secondo le stesse parole del regime di Kim Jong Un si tratta di un elemento fondamentale per lo “sviluppo economico nazionale”. Ci stiamo riferendo al curioso caso del birrificio Taedonggang, ormai trapiantato nella capitale nordcoreana da ventun anni a questa parte. Sì, avete letto bene, “trapiantato”: due decenni fa, infatti, lo stabilimento era situato nel Wiltshire, Regno Unito, ed era di proprietà del marchio Ushers, specializzato nella produzione di amari locali.
Alla faccia del colpo di fulmine, insomma. Il birrificio venne acquistato per un milione e mezzo di sterline nell’ormai lontano 2000, smontato pezzo per pezzo, spedito in quel di Pyongyang e infine ricostruito da zero. Quel che è ancora più interessante è che le autorità d’Oltremanica conferirono il semaforo verde all’affare solo una volta ricevuta la rassicurazione che il predecessore di Kim Jong Un non intendesse servirsi dei macchinari per creare delle armi chimiche. Tranquilli: voleva solo assaggiare un po’ di birra.
Kim Jong Un e il birrificio inglese: un caso nazionale
Naturalmente smontare e rimontare lo stabilimento non era sufficiente – era necessario anche “importare” la conoscenza necessaria a operare i macchinari o, più generalmente, a produrre della birra. Motivo per cui, mentre l’operazione proseguiva, una delegazione di nordcoreani si è recata nel Regno Unito per imparare i fondamenti del mestiere.
“Ho dovuto dare loro un corso intensivo sulla produzione della birra e abbiamo passato molto tempo a ripassare le nozioni di base” ha raccontato Gary Todd, ex capo birraio dello stabilimento. “Però sembra che abbia funzionato, perché a oggi sono ancora attivi e funzionanti”. Qualche anno fa un giornalista di ritorno dalla Corea del Nord gli regalò una bottiglia di birra, e Todd ebbe così l’opportunità di valutare i progressi dei suoi allievi.
“Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso, anche perché non ero sicuro di cosa stessero usando per i loro materiali per la produzione della birra” ha spiegato Todd. “Il sapore era piuttosto buono”. Stando a quanto lasciato trapelare dai media locali, Kim Jong Un sarebbe estremamente fiero del birrificio “importato”, tanto da averlo a più riprese elogiato per il suo contributo al “piano quinquennale per lo sviluppo economico nazionale”.
Secondo i media nordcoreani Kim Jong Un ha visitato il birrificio in più occasioni con l’obiettivo di “incoraggiare i suoi funzionari e lavoratori a migliorare ulteriormente il sapore e la qualità della birra ed esaltare così l’onore della fabbrica come popolare tra la gente”.