Trentamila tagli di nastro sparsi un po’ per tutto il globo terracqueo per Kentucky Fried Kitchen, brand ormai diventato sinonimo con il suo iconico pollo fritto puntualmente pescabile da un secchio rosso e bianco. Un’espansione, quella di KFC, che a onore del vero non si ferma – né si è fermata, né con ogni probabilità si fermerà – ai soli punti vendita dove, per l’appunto, la fa da padrone il pollo fritto: solamente nel corso degli ultimi mesi il brand ha azzardato delle nuove – le prime, a onore del vero – incursioni nel mondo degli spiriti con un rum e in quello della moda con una collezione di streetwear rigorosamente in edizione limitata.
Quello che più ci interessa e che di fatto costituisce l’argomento del nostro articolo, tuttavia, è l’espansione prettamente orizzontale dei suoi punti vendita fisici – una rete che come suggerisce il nome è nata dall’altra parte dell’Oceano, nella mirabolante terra a stelle e strisce, ma che naturalmente ha da tempo compiuto il suo approdo anche qui, nello Stivale, arrivando addirittura in Sardegna.
A Roma si fa la storia – anche quella del fast food, a quanto pare
No, a onore del vero il nostro obiettivo non è quello di decantare della pervasività globale del fast food in sé – anche se, considerando i più recenti commenti sul tema del nostro ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, forse l’argomento meriterebbe una piccola riflessione -; ma piuttosto fare notare una particolare coincidenza: KFC, come abbiamo accennato in apertura di articolo, ha da poco festeggiato le sue (prime?) trentamila aperture in giro per tutto il mondo. La sua trenta millesima è capitata proprio dalle nostre parti, a Roma.
“L’apertura del nostro 30.000esimo ristorante è una testimonianza del supporto dei nostri partner commerciali locali, dipendenti e clienti negli ultimi quasi 75 anni” ha commentato a tal proposito Sabir Sami, CEO di KFC Global. “Sebbene siamo un marchio globale, miriamo a soddisfare le esigenze e le aspettative uniche dei nostri ospiti a livello locale, con menu che risuonano con la cultura locale e i sapori di ciascuna comunità”. Che è anche un po’ il motivo per cui difficilmente vedremo quell’ibrido tra pollo fritto e pizza che è la Chizza: i nervi dei paladini del gusto italico non potrebbero reggere.
“Ciò include” ha concluso Sami “anche il servizio alle comunità locali attraverso i nostri programmi di donazione di cibo e di miglioramento delle competenze, che operano in molti dei nostri mercati, inclusa l’Italia”. Vale la pena notare, in chiusura di articolo, che il master franchisee KFC COB, insieme ai suoi partner in franchising, prevede di aprire più di 25 nuovi negozi KFC in tutta Italia nel corso del 2024.