Questa volta a finire nel mirino dei conservatori americani è stata la Kellogg’s. L’America First Legal, un’associazione americana no profit gestita da Stephen Miller, consigliere dell’ex presidente Donald Trump, ha infatti esortato a indagare nei confronti della Kellogg’s Co per due motivi ben specifici:
- per l’associazione le politiche sulla diversità sul posto di lavoro di Kellogg’s sono illegali
- Kellogg’s ha osato fare una compagna di marketing collaborando con la drag queen RuPaul per celebrare il mese dell’orgoglio LGBTQ, cosa che, secondo America First, vuol dire aver messo da parte l’approccio di marketing famigliare di lunga data dell’azienda per policizzare e sessualizzare i suoi prodotti
Perché questa volta i conservatori ce l’hanno con Kellogg’s?
Non vorrei dire, ma se i conservatori americani continuano a prendersela con questo o quel marchio, finendo poi col boicottarlo, fra un po’ si dovranno accontentare di brucare l’erba in giardino.
Dopo aver fatto colare a picco la birra Bud Light a seguito della collaborazione con l’influencer transgender Dylan Mulvaney, ecco che adesso i conservatori di America First hanno deciso di inviare una lettera alla Commissione per le pari opportunità di lavoro degli Stati Uniti (EEOC) affermando che le pratiche di assunzione, formazione e promozione di Kellogg’s sono state progettate per raggiungere un equilibro basato su razza e sesso che viola le leggi federali, quelle che vietano i pregiudizi sul posto di lavoro.
Tale motivazione, detta da un gruppo come America First, genera un fastidioso cortocircuito mentale. Comunque sia, poi, l’associazione ha anche avuto da ridire sulla campagna di marketing che ha visto collaborare la drag queen RuPaul con i cracker Cheez-it e le scatole di cereali per celebrare il mese dell’orgoglio LGBTQ. In questo caso l’associazione non ha gradito il mettere da parte l’approccio di marketing orientato alla famiglia a favore di una “politicizzazione e sessualizzazione” dei suoi prodotti.
Perché se sei un’azienda e osi cambiare la tipologia di marketing, devi prima fare domanda in carta bollata all’associazione per chiedere loro se vada bene o meno.
Comunque sia, al momento da parte di Kellogg’s tutto tace. Tuttavia molti esperti legali si aspettano un aumento delle denunce in tal senso in merito ai programmi di diversità aziendale visto che una sentenza di giugno della Corte Suprema degli Stati Uniti ha vietato le politiche di ammissione basate sulla razza nel settore dell’istruzione superiore. Buffo, e io che credevo che la razza umana, biologicamente e geneticamente parlando, fosse una sola.
Nella lettera in questione, America Firs tha affermato che Kellogg’s vuole avere il 25% di talenti sottorappresentati a livello dirigenziale entro il 2025, gestendo programmi di borse di studio aperti solo alle minoranze. Reed Rubenstein, avvocato dell’associazione, nella lettera ha scritto che “le pratiche di assunzione di Kellogg’s sono illegalmente basate sul concetto di equità, che è un eufemismo per indicare una discriminazione illegale”.