Giù la serranda in quel di Parigi – Just Eat Takeaway ha annunciato la propria intenzione di chiudere il suo servizio di delivery nella capitale francese, in una mossa che – stando alle stime redatte dai colleghi di Reuters – potrebbe avere un impatto su circa un centinaio di posti di lavoro.
Ai fini di questa decisione è stato fondamentale, secondo quanto lasciato intendere dalla stessa Just Eat, il ruolo dei rider nell’organizzazione aziendale. È infatti bene notare che Just Eat ha di fatto sostenuto l’impiego dei propri rider nel contesto europeo anziché utilizzare i ben più comuni rider “autonomi”, come favoriscono alcuni concorrenti del settore.
Just Eat dice addio a Parigi: un’occhiata a cause e ragioni
Numeri alla mano, Just Eat ha così affermato di trovarsi, come diretta conseguenza di quanto spiegato nelle righe precedenti, in una situazione di svantaggio in termini competitivi nel contesto francese. Non è un caso, ad esempio, che già nel 2022 decise di interrompere i servizi di delivery nella maggior parte del Paese in favore di un servizio di terza parte, Stuart, che impiega ridere autonomi.
In questo senso quella parigina è più da intendere come una omologazione a un modello già effettivamente in suo anziché una vera e propria novità. Resta in ogni caso piuttosto pungente il tema della sopracitata pietra dello scandalo, che ha fondamentalmente “squalificato” Just Eat dal potere agire in maniera competitiva in Francia.
L’amministratore delegato Jitse Groen, parlando ai giornalisti mercoledì, ha criticato la mancata approvazione da parte dell’Unione europea della cosiddetta Platform Work Directive, una direttiva che andrebbe a migliorare sensibilmente le condizioni lavorative dei lavoratori autonomi, rider naturalmente compresi.
“Penso che sia un peccato che i governi europei” ha dichiarato Groen “soprattutto quelli che hanno convinzioni (laburiste) molto rigorose, come la Francia, si stiano opponendo a questa legislazione”.
D’altro canto c’è anche chi potrebbe provare a leggere la retromarcia di Just Eat da Parigi come sintomo della parabola discendente del delivery. Si tratta, a onore del vero, di un settore che ha vissuto una vera e propria età dell’oro in concomitanza con il periodo pandemico, con tutte le sue restrizioni e le chiusure; ma che a oggi, con le misure anti Covid-19 che sono poco più di un pallido (e spiacevole) ricordo, il settore si è inevitabilmente trovato a vivere una netta contrazione.
Nel corso dello scorso anno abbiamo già visto qualche esempio – da Uber, che ha terminato il suo servizio di food delivery in Italia; fino a Getir, società turca che si è trovata a tagliare l’11% dei suoi posti di lavoro.