Jamie Oliver, capostipite di una generazione di chef televisivi, annuncia il fallimento della sua catena di ristoranti. Come riportano i media britannici, la società di consulenza fiscale KPMG si sta occupando di gestire l’insolvenza dell’impero gastronomico del celebre chef, che coinvolgerebbe i 23 ristoranti italiani della catena Jamie’s Italian, il suo primo ristorante londinese Fifteen e la steak-house Barbecoa, sempre a Londra, e che farebbe temere per il proprio posto di lavoro circa 1300 dipendenti.
Non un fulmine a ciel sereno, a dir la verità. Come riporta Il Post, i segnali di crisi c’erano da tempo: già nel 2015 Oliver aveva chiuso la catena di negozi di cucina e gastronomia Recipease, per poi chiudere nel 2017 anche la catena di ristoranti britannici Union Jacks e la sua rivista di cucina, Jamie; nel 2018 si erano susseguite altre dodici chiusure ed erano state licenziate circa seicento persone, mentre le vendite di Jamie’s Italian erano calate dell’11 per cento rispetto all’anno precedente.
Ad agosto l’azienda era stata salvata dalla bancarotta grazie a un investimento all’ultimo minuto da parte di Oliver di 13 milioni di sterline, circa 14,8 milioni di euro, una cifra difficile da recuperare.
La situazione è stata confermata dallo stesso Oliver via Twitter:
“sono devastato all’idea che i nostri amatissimi ristoranti inglesi saranno affidati all’amministrazione controllata”, ha scritto lo chef. “ Sono profondamente addolorato per questa fine e vorrei ringraziare tutte le persone che hanno messo i loro cuori e le loro anime in questo business nel corso degli anni”.
I’m devastated that our much-loved UK restaurants have gone into administration. I am deeply saddened by this outcome and would like to thank all of the people who have put their hearts and souls into this business over the years. Jamie Oliver
— Jamie Oliver (@jamieoliver) May 21, 2019