Irrigazione e cambiamento climatico: il livello delle acque sotterranee è sempre più basso

I livelli delle acque sotterranee sono diminuiti con costanza e rapidità negli ultimi quarant'anni: diamo un'occhiata a cause e conseguenze.

Irrigazione e cambiamento climatico: il livello delle acque sotterranee è sempre più basso

Il cosiddetto oro blu è sempre più prezioso. Stando a uno studio pubblicato di recente sulla rivista scientifica Nature i livelli delle acque sotterranee in tutto il mondo hanno fatto registrare un declino diffuso e “accelerato” nel corso gli ultimi quarant’anni: i due principali sospettati, come avrete già intuito, sono le pratiche di irrigazione intensiva (e pertanto insostenibili, beninteso) e le conseguenze del cambiamento climatico.

È bene notare, caso mai ci fosse il bisogno di sottolinearlo, che le acque sotterranee rappresentano di fatto una delle principali fondi di acqua dolce per l’attività agricola (e non solo), e il loro potenziale esaurimento potrebbe comportare gravi minacce di matrice ambientale e anche e soprattutto economica, spazianti da una mutilazione dei raccolti – una realtà che abbiamo già avuto modo di assaggiare a più riprese nel corso dell’ultimo biennio, caratterizzato da una forte e severa siccità – alla subsidenza distruttiva del terreno, in particolare nelle aree costiere.

Lo stato delle acque sotterranee: un’occhiata allo studio

siccità

D’altro canto immaginiamo che non fosse certo necessario consultare uno studio per sottolineare l’importanza capitale dell’acqua per la vita; tant’è che in numerosi angoli del mondo, in particolare quelli più minacciati dalla ferocia del cappio della siccità, si sta già sperimentando per il riciclo delle acque reflue. L’esempio più recente, e da un certo punto di vista più interessante, è quello della California, dove le autorità statali hanno di recente concesso il permesso alle agenzie idriche di riciclare le acque reflue e di immetterle nei tubi di quella potabile.

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Ma torniamo a noi, alle pagine di Nature e allo stato di salute – evidentemente precario – delle acque sotterranee. Sono principalmente due, come accennato, le cause prese in esame dagli scienziati: “Una delle principali forze trainanti più probabili dietro il rapido e accelerato declino delle acque sotterranee è l’eccessivo prelievo di acque sotterranee per l’agricoltura irrigua nei climi secchi”, ha affermato Scott Jasechko dell’Università della California, Santa Barbara, uno dei coautori dello studio.

L’altra grande minaccia è la siccità, esacerbatasi al punto che in più zone del mondo si sta sperimentando la crisi più grave di sempre: la lettura degli scienziati, in questo caso, è che gli agricoltori si troveranno naturalmente costretti ad attingere con maggiore frequenza dai depositi di acque sotterranee per salvare i propri raccolti, contribuendo ad assottigliare ulteriormente le scorte.

Numeri alla mano, si è calcolato che il calo sia stato particolarmente pronunciato nei climi aridi con estesi terreni coltivati (Cina settentrionale, l’Iran e gli Stati Uniti occidentali sono state tra le regioni più colpite, per intenderci), afferma lo studio, che ha analizzato 170.000 pozzi in più di 40 paesi. Più di un terzo dei 1.693 sistemi acquiferi – corpi di roccia porosa o sedimenti che contengono acque sotterranee – monitorati dallo studio sono diminuiti di almeno 0,1 m all’anno dal 2000 al 2022, con il 12% che ha registrato diminuzioni annuali superiori al mezzo metro.

Alcune delle falde acquifere più colpite in Spagna, Iran, Cina e Stati Uniti sono diminuite di oltre 2 milioni di metri all’anno nel corso del periodo preso in esame; mentre in circa il 30% dei casi il tasso di svuotamento è accelerato a partire dal 2000.