Succede in Iraq: qui un padre è stato costretto a mettere il figlio in frigo (per pochi minuti, si intende) per cercare di rinfrescarlo a causa del troppo caldo. Il problema, però, è più ampio: l’Iran ha deciso di tagliare le forniture elettriche per l’Iraq e, complice il caldo torrido e i salti di corrente, ormai la gente non sa più come rinfrescarsi.
Ali Karrar, questo è l’uomo, non ha avuto esitazioni. Quando la settimana scorsa il termometro è salito fino a quota 52 gradi C° (125 gradi Fahrenheit se preferite), ecco che ha preso suo figlio e lo ha messo per un paio di minuti in frigo. Karrar vive nella città di Al-Hillah, nella zona povera e rurale del paese.
Quando giovedì notte la corrente è saltata in tutto l’Iraq, la gente non sapeva più come difendersi dal caldo eccessivo. Quelli con maggiori mezzi hanno collegato frigoriferi, condizionatori e ventilatori ai generatori privati. Ma Karrar non è fra questi.
Altri genitori, come Rahi Abdelhussein di Diwaniyah, hanno dovuto comprare sacchetti e blocchi di ghiaccio per cercare di rinfrescare i figli.
Anche i negozi si sono attrezzati di conseguenza, posizionando docce improvvisate e tubi flessibili agli ingressi.
Le alte temperature di questi giorni in Iraq si accompagnano ad alti livelli di umidità. Inoltre, da martedì scorso, quattro province meridionali sono senza elettricità, inclusa Bassora, la sede del porto principale della nazione.
Meshal Hashem, portuale di Bassora e padre di tre figli, ha spiegato all’AFP che i bambini dormono sul pavimento per cercare di resistere alla calura, ma gli adulti non sono riusciti a chiudere occhio nel corso delle ultime notti.
La rabbia sta crescendo fra la popolazione che incolpa i politici corrotti che fanno scaricabarile, i servizi scadenti e le infrastrutture fatiscenti. Secondo Sajad Jiyad, analista politico iracheno, il Ministero dell’Elettricità dà la colpa al Ministero del Petrolio. Quest’ultimo incolpa il Ministero delle Finanze, il quale a sua volta scarica tutta la colpa sull’Iran. L’Iran, però, sostiene che la colpa sia del governo iracheno, mentre il governo incolpa le persone che accusano i politici. E questi ultimi si limitano a scrollare le spalle e a sostenere che bisogna imparare a conviverci.
In realtà in estate capita spesso che in Iraq temperature elevate si accompagnino a interruzioni di corrente. Solo che, quest’anno, ci sono altri fattori in gioco. L’Iraq, infatti, secondo paese produttore di petrolio dell’OPEC, acquista gas ed elettricità dall’Iran per coprire circa un terzo del settore energetico, funestato da decenni di conflitti e scarsa manutenzione (anche se il Ministero parla da attacchi inspiegabili alle linee elettriche).
Solo che martedì scorso l’Iran ha deciso di tagliare le forniture all’Iraq, sostenendo che il Ministero dell’Elettricità iracheno deve all’Iran più di 6 miliardi di dollari di arretrati. L’Iraq ha spiegato di non essere in grado al momento di pagare a causa delle sanzioni USA sui trasferimenti di soldi in Iran, della crisi finanziaria provocata dal calo dei prezzi del petrolio e della pandemia da Coronavirus.
Inoltre il governo di Baghdad ha anche rivelato che sono pochi i consumatori che pagano le bollette, la maggior parte rubano l’elettricità collegandosi illegalmente alla rete elettrica. Nel frattempo Majed Hatnoosh, ministro dell’Elettricità, si è dimesso dal suo incarico, esattamente il giorno prima che l’Iran tagliasse le forniture.
Ricordiamo che sempre in Iraq qualche tempo fa uno chef è morto cadendo dentro a un pentolone di brodo di pollo.
[Crediti | Timesofisrael]