L’intelligenza artificiale laverà i piatti? A quanto pare sì. Tutto merito dei nuovi algoritmi che vogliono imitare il cervello. Perché utilizzare l’intelligenza artificiale per giocare a scacchi, a poker, riconoscere i volti nei pub, quando la si può usare per qualcosa di decisamente più utile come lavare i piatti? Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications ha spiegato che l’intelligenza artificiale sta imparando a compiere azioni quotidiane solo apparentemente semplici. Una fra tutte: lavare i piatti.
Quello che gli autori dello studio hanno fatto è stato studiare il cervello animale in modo da riprodurre il funzionamento dei neuroni e riproporlo nei sistemi di intelligenza artificiale. Gli algoritmi di apprendimento sono in continuo miglioramento e, in alcuni casi (videogiochi e dama cinese), tali sistemi si sono rivelati migliori dell’uomo.
Ma perché utilizzare l’intelligenza artificiale per lavare i piatti? Per quello, in effetti, c’è già la lavastoviglie. In realtà ci sono già robot che stanno imparando a fare la pizza, a servire ai tavoli o anche a raccogliere la lattuga. E’ Anthony Zador, neuroscienziato e coordinatore dello studio, a svelare l’arcano: attività che noi consideriamo complesse non sono affatto complicate per le macchine. Fra di esse abbiamo, per l’appunto, giocare a scacchi o formulare pensieri astratti.
Per contro le macchine trovano maggiori difficoltà a compiere azioni apparentemente semplici per l’uomo: l’interazione col mondo fisico è una di esse. Lavare i piatti, infatti, per una macchina è più complicato che giocare a scacchi: l’uomo ha avuto centinaia di milioni di anni di evoluzione per permettere al cervello di stabilire le giuste connessioni per svolgere determinate attività, mentre i sistemi di intelligenza artificiale devono imparare tutto da zero, utilizzando come modelli l’evoluzione animale e umana.
Un robot che lava i piatti? Sarà perfetto quando andrà anche a fare la spesa, cucinerà e rimetterà a posto la casa.