Spostiamoci in UK perché la Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) ha chiesto al governo lo stop al rilascio di selvaggina da caccia: si temono, infatti, nuovi focolai di influenza aviaria in autunno.
La società teme che l’eventuale rilascio in libertà di selvaggina da caccia possa causare una “catastrofica” epidemia di influenza aviaria in autunno e inverno, rischiando così di spazzare via gli uccelli selvatici del Regno Unito.
Dal 1 ottobre è previsto che fagiani, pernici e anatre vengano rilasciati in natura per la stagione della caccia. Ma la paura è che questi uccelli possano contribuire a diffondere l’influenza aviaria fra le popolazioni di uccelli selvatici, scatenando poi nuovi focolai che andrebbero a danneggiare anche i volatili d’allevamento e le aziende agricole.
L’associazione in questione ha dichiarato di essere sorpresa dal fatto che il governo del Regno Unito non abbia effettuato le necessarie valutazioni di rischio per eventuali focolai negli uccelli selvatici (che dire: erano troppo impegnati con la Brexit e l’uscita di scena di Boris Johnson?), esortando il Dipartimento per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali a fermare subito il loro rilascio.
Solamente lo scorso inverno un ceppo altamente patogeno del virus H5N1 si è diffuso nel Regno Unito, devastando diverse popolazioni di uccelli marini e oche in Scozia. Senza dimenticare, poi, i danni provocati agli allevamenti. Inoltre nel corso degli ultimi 5 giorni sono saltati fuori nuovi focolai in allevamenti di pollame del Devon e del Sussex, con istituzione immediata delle zone di controllo.
Il fatto è che, prima dell’influenza aviaria, circa 61 milioni di fagiani e pernici rossi e 2,5 milioni di germani reali venivano allevati soprattutto in strutture in Francia, pronti per essere liberati nelle campagne inglesi giusto in tempo per l’inizio della stagione della caccia, in partenza il 1 ottobre.
Solo che il virus colpisce anche queste specie: se il patogeno prendesse piede in questi fagiani “d’allevamento” e poi si diffondesse nell’ambiente, sarebbe impossibile contenere la diffusione dei focolai.