Influenza aviaria: quattro nuovi focolai in Giappone, abbattuti 16,1 milioni di polli

L'influenza aviaria non risparmia neanche il Giappone: da inizio epidemia sono stati abbattuti 16,1 milioni di polli. E sono stati registrati quattro nuovi focolai

Influenza aviaria: quattro nuovi focolai in Giappone, abbattuti 16,1 milioni di polli

Anche il Giappone non se la sta passando benissimo con l’influenza aviaria: ogni settimana un nuovo allevamento di polli viene colpito da questa epidemia. Mentre si registrano quattro nuovi focolai nel corso dell’ultimo mese, ecco che da ottobre scorso sono state 80 gli allevament in 26 prefetture ad essere colpiti, arrivando a un totale, per ora, di 16,1 milioni di polli abbattuti.

Influenza aviaria: la situazione non migliora in Giappone

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Come dicevamo, solamente nel corso dell’ultimo mese sono stati registrati quattro nuovi focolai in allevamenti di galline ovaiole, tutti nelle prefetture di Fukuoka, Niigata e Iwate. Inoltre i funzionari delle prefetture di Tohoku e Hokkaido sono in stato di massima allerta in quanto gli uccelli migratori, responsabili della diffusione del virus H5N1, si stanno dirigendo proprio verso le regioni settentrionali del paese.

Fra allevamenti colpiti e animali abbattuti, poi, anche in Giappone si registra un’inevitabile carenza di uova, con prezzi aumentati vertiginosamente di conseguenza. Non è certo la prima volta ce il Giappone ha a che fare col virus H5N1, uno dei sottotipi più infettivi e patogeni: già nel 2004 era stata registrata la prima epidemia. L’ultima era stata quella del 2020-2021, epidemia che aveva portato all’abbattimento di 9,87 milioni di volatili.

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Ma adesso siamo già oltre quelle cifre. La particolarità di questa epidemia giapponese è che, dopo la segnalazione del primo caso, un falco pellegrino trovato morto a Isehara, nella prefettura di Kanagawa, il 25 settembre scorso, ecco che si è diffusa dappertutto, provocando focolai anche in aree differenti da quelle colpite dalle precedenti epidemie.

Secondo Sachiko Moriguchi, ricercatore presso la Nippon Veterinary and Life Science University, per capire meglio come si diffonde il virus in Giappone, ecco che bisognerebbe aumentare la sorveglianza degli uccelli selvatici in tutto il paese. Inoltre bisognerebbe testare non solo gli animali trovati morti (la prassi in Giappone è questa), ma fare come negli Stati Uniti dove vengono testati sia gli animali trovati morti che gli animali vivi (ovviamente questi ultimi, una volta testati, se risultano negativi, vengono di nuovo liberati).

Nel frattempo il governo ricorda agli allevatori di seguire gli appositi protocolli di prevenzione:

  • disinfezioni frequenti
  • cambiare gli stivali per evitare di portare in allevamento escrementi di uccelli contaminati
  • evitare l’ingresso in allevamento di topi, gatti e donnole
  • adottare le previste misure di contenimento una volta segnalato un focolaio in allevamento (abbattimento di tutti gli animali, disinfezione di tutte le attrezzature, bruciare o seppellire le carcasse, creazione di un’area di restrizione in un raggio di 3 km dall’allevamento infetto per vietare la movimentazione di polli e uova)