Se vi sembra che ogni singolo giorno un nuovo Paese stia segnalando il primo caso di influenza aviaria sul territorio nazionale, beh – è perché è effettivamente quello che sta succedendo. Quindi no, non si tratta di moda o di vacui allarmismi, ma semplicemente della terrificante estensione di quella che la comunità scientifica non ha esitato a definire come la più grande stagione epidemica di sempre. La cosiddetta new entry della giornata di oggi è il Panama: la comunicazione della Direzione Nazionale di Salute Animale del Ministero di Sviluppo Agricolo e dell’Allevamento non lascia scampo ai dubbi, e informa le autorità sanitarie di tutto il mondo che è stato scoperto il primo caso di H5N1 nel contesto nazionale.
Una situazione che volge al peggio
Il personale medico e veterinario nazionale ha immediatamente adottato le ormai consuete misure di contenimento dei danni: perimetri di monitoraggio che vedono come centro il focolaio scoperto, rigide misure di sicurezza per i lavoratori negli allevamenti e abbattimenti per tutti i volatili a rischio di contagio. Al di là di tutto questo, il documento sopracitato segnala che “con l’obiettivo d’evitare che l’influenza Aviaria H5NI si dissemini negli allevamenti di polli e nelle fattorie commerciali, è stata dichiarata l’allerta sanitaria con un termine di 90 giorni del calendario”.
In altre parole Panama ha deciso di seguire l’esempio di Perù ed Ecuador, che a poco più di una manciata di giorni dall’individuazione del primo caso hanno annunciato lo stato di emergenza sanitaria sul territorio nazionale. Le autorità mediche panamensi, in ogni caso, sembrano ben consapevoli del pericolo in corso: “L’importante, in ogni caso, è che non avvenga la ricombinazione con ceppi umani e si possano originare pandemie future” ha commentato a tal proposito il dottore e infettologo Xavier Sáez, membro del gruppo del Ministero di Salute di Panama durante la pandemia da Covid-19.
Non che dalle nostre parti, nel comodo spazio del Vecchio Continente, la situazione sia più tranquilla. La Francia, che dati alla mano è stato uno dei Paesi più colpiti dall’imperversare dell’influenza aviaria (con ingenti tagli sulla produzione di foie gras), ha ad esempio annunciato un netto e rapido peggioramento dell’epidemia in corso; mentre in quel d’Oltremanica si fa i conti con una vera e propria carenza di tacchini: la metà dei tacchini allevati all’aperto nelle strutture del Regno Unito sono infatti morti o stati abbattuti a causa del virus. E in Italia? Beh, l’aviaria c’è anche da noi, sì… Ma non sembra preoccuparci troppo.