Ancora casi di influenza aviaria nei mammiferi. Questa volto torniamo negli USA, più precisamente nel Montana: qui sono stati trovati positivi al virus H5N1 diversi orsi grizzly, delle volpi rosse, dei procioni e anche delle puzzole.
Influenza aviaria: il virus H5N1 colpisce altri mammiferi negli USA
Negli Stati Uniti è stato segnalato un nuovo focolaio di influenza aviaria negli uccelli nel Montana, cosa che ha comportato l’abbattimento e la morte di decine di migliaia di uccelli sia selvatici che domestici. Ma non solo: secondo un report, questo focolaio sarebbe anche responsabile dell’infezione di una dozzina di mammiferi.
Dalla fine di marzo, infatti, un orso nero, due orsi grizzly, una volpe rossa, due procioni e sei puzzole sono risultati positivi ai test effettuati presso un laboratorio statale. Adesso i campioni attendono ulteriore conferma da un laboratorio nazionale.
Secondo gli esperti, questi mammiferi carnivori sarebbero stati infettati dopo aver mangiato le carcasse di uccelli morti per l’influenza aviaria. Tuttavia gli esperti rassicurano tutti: al momento non ci sono prove che il virus H5N1 si stia diffondendo direttamente da mammifero a mammifero (altrimenti i casi sarebbero molti di più).
Tutto ciò avviene proprio nel momento in cui in Cina è stata segnalata e registrata la prima morte umana per influenza aviaria, ma non dal ceppo H5N1, bensì dal sottotipo H3N8.
Negli USA non è la prima volta che dei mammiferi sono risultati positivi al virus. Da due anni a questa parte, infatti, ecco che sono state registrate positività nei leoni di montagna della California, in una lontra di fiume nel Wisconsin e nelle linci rosse del Colorado (i dati provengono dall’USDA). Senza dimenticare, poi, i numerosi uccelli sia domestici che selvatici infetti, fra cui anche le aquile calve americane.
Spostandoci poco più su, in Canada, invece, qui è stata registrata la morte di un cane domestico affetto da influenza aviaria. Per quanto riguarda il focolaio del Montana, il primo caso in un allevamento di pollame è stato segnalato solamente lo scorso aprile.
I funzionari del Montana in realtà avevano cominciato a testare gli animali sospetti rabidi già lo scorso autunno, dopo aver sentito la notizia di casi di influenza aviaria nei mammiferi in altri stati. Questo perché, secondo la microbiologa veterinaria Erika Schwarz, i sintomi della Rabbia e dell’influenza aviaria sono clinicamente gli stessi. La dottoressa ha spiegato che è insolito che un focolaio persista così a lungo, è qualcosa che lascia sconcertati gli scienziati.
La veterinaria Jennifer Ramsey del Montana Department of Fish, Wildlife and Parks, ha spiegato che l’infezione dei mammiferi nei casi di epidemia di influenza aviaria non è certo una novità. Era già successo durante l’ultima epidemia del 2014-2015, solo che all’epoca non erano morti tanti uccelli selvatici, motivo per cui i mammiferi non potevano mangiare le loro carcasse. Non è dunque nulla di nuovo, solo i numeri sono diversi questa volta, il che desta preoccupazione.