L’influenza aviaria continua a imperversare nel Vecchio Continente: dopo aver fatto registrare i primi casi in Svizzera (e, a onor del vero, anche dell’altra parte del mondo, in Perù) la marcia del virus ha spinto le autorità governative di Berlino a chiudere a tempo indeterminato lo zoo cittadino. La struttura ha pertanto chiuso i battenti al pubblico nella giornata di venerdì 18 novembre in seguito al ritrovamento di un focolaio, che stando a quanto riportato da un portavoce del Dipartimento Ambiente del Senato avrebbe già causato la morte di un esemplare di umbretta. A onore del vero, l’animale morì di fatto la scorsa domenica, ma solamente nella giornata di venerdì le analisi effettuate dal personale veterinario hanno portato al temuto verdetto di morte per influenza aviaria.
Influenza aviaria a Berlino: le misure di sicurezza
Naturalmente l’obiettivo della chiusura è quello di prevenire quanto più possibile che il morbo in questione prenda a diffondersi ulteriormente: abbiamo già avuto modo di analizzare misure di questo genere nella stragrande maggioranza degli allevamenti colpiti, in Europa e non, tanto che di recente vi abbiamo anche raccontato di come, in quel di Francia, le autorità governative nazionali abbiano ritenuto opportuno obbligare gli allevatori a tenere i propri capi al chiuso per evitare eventuali contatti con la fauna selvatica.
Fortunatamente, trattandosi in questo caso di uno zoo, l’area è piuttosto facile da isolare in maniera efficace: naturalmente il personale sanitario della struttura si è attivato quanto prima per verificare la presenza del virus tra gli esemplari presenti, in modo tale da valutare con assoluta precisione l’entità corretta del contagio. Stando agli ultimi rapporti tra gli animali colpiti, oltra alla sopracitata umbretta poi deceduta, ci sarebbero le cicogne di Abdim, i pellicani dagli occhiali e le gru coronate.
“Quasi tutti gli uccelli, compresi i pinguini, sono stati trasferiti in voliere o stalle e, fortunatamente, nessun altro animale mostra i sintomi della malattia” ha commentato a tal proposito Christian Kern, direttore zoologico della struttura berlinese. “Tuttavia, tutti i volatili saranno testati per l’influenza aviaria”.
Cogliamo l’occasione per ricordarvi che, di fatto, la stagione epidemica in corso è la più grave di sempre, con la sola Europa che può vantare la bellezza di 2500 focolai complessivi individuati. Si tratta di un virus in rapida crescita e soprattutto instabile, soggetto a numerose mutazioni, le cui conseguenze sul mercato internazionale hanno già cominciato a farsi sentire e che, in Spagna, ha addirittura attaccato e infettato l’uomo.