La Repubblica Ceca ha di recente vietato gli allevamenti di pollame all’aperto su tutto il territorio nazionale: la scelta, annunciata in sede ufficiale dall’amministrazione veterinaria statale, è da intendersi come risposta concreta a un netto aumento dei casi di influenza aviaria, che nel corso delle ultime settimane ha cominciato a mietere sempre più pennuti. Naturalmente quello ceco non è per niente un caso isolato: al momento l’intero Vecchio Continente si sta trovando alle prese con una vera e propria catastrofe sanitaria: le autorità veterinarie europee hanno a più riprese additato la stagione epidemica in corso come la più grave di sempre, e dati (e notizie) alla mano pare che la situazione sia ancora lontana da una potenziale risoluzione.
Influenza aviaria: quali sono i rischi?
In questo senso il provvedimento preso dalle autorità ceche è poco più di una goccia nel proverbiale oceano: l’obiettivo, naturalmente, è cercare di evitare che il morbo – mortale per i pennuti, siano questi in cattività, in allevamento, in ambiente domestico o selvatici – penetri ancora di più negli allevamenti. D’altronde, nel caso in cui un qualcosa del genere dovesse succedere (e piccolo spoiler: è già successo, e pure diverse volte a dire il vero), le linee guida parlano chiaro: abbattimenti di massa, senza strappi alle regole.
Le conseguenze, a livello economico, sarebbero naturalmente devastanti: pensiamo, per portare un esempio fresco di mattinata, agli ultimi rapporti circa i prezzi del tacchino nel Regno Unito. In quel d’Oltremanica, infatti, il virus dell’aviaria ha decimato a tal punto le popolazioni locali che il prezzo si è impennato di una media del 45%, con la metà degli animali allevati all’aperto che sono morti o abbattuti. Il risultato? Beh, con ogni probabilità qualche tavola di Natale sarà decisamente più magra del solito.
Non mancano, come dicevamo, esempi di provvedimenti analoghi a quello ceco sul territorio europeo: pensiamo ad esempio alla Francia, dove di fatto gli allevatori sono costretti a tenere i loro preziosi pennuti al chiuso da un mese a questa parte. In quel d’Oltralpe le autorità sanitarie locali hanno per di più ritenuto opportuno introdurre lo stato di allerta “alta”, con ben 49 focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) individuati nel solo lasso di tempo compreso tra il primo di agosto e l’8 di novembre.
Le notizie forse più preoccupanti, tuttavia, giungono dalla non lontana Spagna: qui, verso l’inizio del mese di novembre, le autorità sanitarie hanno individuato i primi casi di contagio nell’uomo: gli sfortunati sono due ragazzi di 19 e 27 anni, impiegati presso un allevamento di pollame.