Decisamente il Regno Unito sta andando controtendenza. Mentre l’epidemia di influenza aviaria imperversa in tutto il mondo, con nuove segnalazioni in paesi precedentemente indenni, ecco che in UK il governo ha deciso che da loro l’influenza aviaria sta regredendo e che dunque è giunto il momento di revocare alcune restrizioni. Come quella dell’obbligo dell’allevamento al chiuso del pollame.
Influenza aviaria: cosa cambia nel Regno Unito?
Lo so, se c’è una cosa che la pandemia da Covid-19 ci ha insegnato è che finché il virus circola, non si può mai essere al sicuro. Però in Gran Bretagna hanno deciso che ormai da loro il rischio si è ridotto ed è dunque ora di allentare le restrizioni.
E se un’anatra francese infetta decidesse mai di attraversare la Manica, non è che potrebbe tornare a impestare di nuovo tutto il Regno Unito? La domanda è più che lecita, visto che, a quanto ne sappiamo, le anatre ancora non sanno leggere (dunque non sanno che stanno attraversando un confine) e neanche il virus è stato informato del fatto che il governo della Gran Bretagna ha deciso che non è più così pericoloso.
Comunque sia, il Dipartimento governativo per l’ambiente, l’alimentazione e gli affari rurali (il Defra) ha stabilito che i livelli di rischio per l’influenza aviaria ormai sono ridotti. Per questo motivo, a partire dal 18 aprile, le misure che erano state introdotte per bloccare la diffusione del virus H5N1 saranno revocate.
Il che vuol dire che il pollame e gli altri uccelli in cattività non dovranno più essere tenuti al chiuso e potranno essere allevati all’aperto, a meno che, ovviamente, non si trovino in una “Zona di protezione”.
Ricordiamo che, tale restrizione, era in vigore in Inghilterra e in Galles a partire dall’ottobre dello scorso anno.
Una mossa azzardata e un tantino prematura? Beh, forse. In numerosi paesi del mondo si segnalano i primi casi da virus H5N1 (da non confondere con la variante H3N8 di cui in Cina è stato segnalata la prima morte umana al mondo), fra cui il Gambia e il Senegal. Nel frattempo in Giappone pare che non abbiano più spazio per seppellire i polli abbattuti, mentre in Canada è morto un cane infetto da questo virus.
E meglio non va in Sud America: qui l’Argentina era stata costretta a sospendere le esportazioni di carne di pollame (salvo poi riprenderle poco prima di Pasqua), proprio a causa di alcuni focolai, mentre in Cile è stato rilevato un caso di influenza aviara in un uomo di 53 anni ed è stato segnalato un nuovo caso in un allevamento di galline ovaiole.
Questo solo per citare alcuni casi. In una situazione del genere, è dunque questo il momento di revocare le restrizioni inerenti l’allevamento all’aperto?