Anche l’Olanda è stata colpita assai duramente dall’epidemia di influenza aviaria: qui, nei Paesi Bssi, sono già stati abbattuti più di 3,7 milioni fra polli, anatre e tacchini. È l’epidemia più grave che abbia mai colpito il paese (anche se non è paragonabile ai 16 milioni di uccelli d’allevamento abbattuti in Francia per lo stesso motivo).
Già a inizio anno Henk Staghouwer, ministro dell’Ambiente olandese, aveva ammesso che l’influenza aviaria era ormai qualcosa di inevitabile visto che il paese per il 19% è costituito d’acqua. Da ottobre 2021 sono stati registrati 77 focolai e il ministro è stato costretto a dimettersi, sostenendo che non fosse la persona giusta per gestire questa problematica.
La dott.ssa Nancy Beerens, esperta di influenza aviaria alla Wageningen Bioveterinary Research, ha spiegato che in passato c’erano stati altri focolai in inverno, ma non tutti gli anni. Ma adesso, non solo l’influenza aviaria prosegue di anno in anno, ma miete vittime anche in estate.
Secondo la dottoressa, il virus sarebbe stato portato in Olanda da uccelli migratori provenienti dalla Siberia. Il problema, però, è che adesso il virus ha infettato non solo le specie migratorie, ma anche parecchie altre specie stanziali, motivo per cui il virus continua a persistere. Inoltre il virus continua a circolare anche in specie che, normalmente, non sono ospiti naturali come gli uccelli marini.
Ma non finisce qui: ceppi europei e americani che solitamente non infettano gli esseri umani stanno ora infettando anche specie come volpi, puzzole, tassi e lontre (ma non solo: il virus è stato ritrovato anche nei delfini). Il che non è una buona notizia perché anche noi siamo mammiferi e il virus si sta pericolosamente avvicinando al salto di specie.
Non è ancora ben chiaro, però, come faccia il virus a entrare negli allevamenti visto che è vietato stabulare gli animali all’aperto e per mesi sono stati vietati i trasporti. Secondo Beerens il virus è arrivato dentro gli allevamenti trasportato dalle persone, da materiali o anche dai roditori. Senza dimenticare le piume infette portate dal vento o l’acqua piovana che cade dal tetto dove ci sono le feci degli uccelli.
Gli allevatori lanciano così l’allarme: il loro non è un lavoro dove puoi semplicemente dire “mi fermo”. E chiedono che venga realizzato un vaccino efficace. Non apprezzato, invece, il suggerimento di vietare la presenza di fattorie e allevamenti nelle zone ricche d’acqua.