Cinquanta milioni di pennuti malati abbattuti tra l’Europa e il Regno Unito: questo il risultato della più violenta e grave stagione epidemica di sempre, che nel solo contesto del Vecchio Continente ha fatto contare circa 2500 focolai. Si tratta di quanto emerso da un rapporto sull’influenza aviaria pubblicato e redatto dalla European Food Safety Authority (EFSA), lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e l’EU Reference Laboratory for Avian Influenza; che ha sottolineato come nel solo lasso di tempo compreso tra il mese di giugno 2022 e settembre le autorità sanitarie abbiano segnalato ben 788 casi di virus HPAI (High Pathogenic Avian Influenza, o per intenderci influenza aviaria ad alta patogenicità) distribuiti in 17 Paesi europei e nel Regno Unito.
Di questi, la stragrande maggioranza riguarda gli uccelli selvatici (710), anche se si registrano danni ingenti anche nel pollame (56) e volatili in cattività (22). Ciò che ha sbalordito le autorità sanitarie è la portata a la veemenza di questa ondata epidemica: negli anni passati, durante il periodo estivo, i casi registrati erano pochissimi e nelle annate migliori addirittura nulli; mentre quest’anno sono più che quintuplicati. Come accennato, altro capitolo preoccupante è la portata del morbo, che dilagato dalla Norvegia fino al Portogallo approdando, al di fuori del contesto europeo, anche negli Stati Uniti o in Sudafrica.
Vi ricordiamo che di fatto il rischio di contagio per l’uomo è ancora da considerarsi basso, anche se coloroc he per motivi professionali si trovano a stretto contatto con il pollame dovrebbero prendere precauzioni più attente. Le conseguenze sui mercati mondiali, nel frattempo, hanno già cominciato a farsi sentire: a causa del taglio alla produzione di uova, infatti, diverse aziende alimentari stanno rivedendo le strategie di produzione e le proprie ricette puntando su alcune alternative.