Il Cile stava esultando troppo presto. Dopo aver perso nei giorni scorsi lo status di paese esente da influenza aviaria (visto che era stato registrato il primo caso in un allevamento), ecco che il Cile aveva rassicurato tutti: non c’erano altri casi segnalati. Noi avevamo sottolineato che “al momento” non c’erano altri casi, non per essere menagrami, ma perché sappiamo benissimo come si diffonde questo virus. E infatti, detto fatto: adesso il Cile ha segnalato un nuovo focolaio in un allevamento di galline ovaiole, il secondo grosso focolaio del paese.
Influenza aviaria: nuovo focolaio in Cile
Questa volta il focolaio di influenza aviaria ha colpito un allevamento industriale situato nella regione di Maule, nella parte meridionale del paese. L’allevamento in questione aveva segnalato nei giorni scorsi al Maule SAG (l’agenzia locale che si occupa di agricoltura e allevamento) un aumento anomalo della mortalità degli animali ospitati nei capannoni. Circa 70 uccelli erano già morti, mentre altri 60 cominciavano a manifestare i sintomi da virus H5N1.
A confermare la cosa ci ha pensato il ministero dell’Agricoltura. Dopo la segnalazione, sul posto sono arrivati i funzionari preposti all’accertamento dei casi. È stato così confermato il secondo focolaio del paese. L’ovvia conseguenza è stata che si è dovuto procedere all’abbattimento di tutte le galline ovaiole ospitate nell’impianto: sono stati uccisi fra i 4mila e i 5mila esemplari.
Il primo focolaio, invece, era stato registrato a metà marzo. A seguito di quella prima segnalazione, il Cile aveva dovuto sospendere per 30 giorni la sua certificazione di paese esente dall’influenza aviaria da virus ad alta patogenicità, abbattendo poi 40mila volatili. Adesso, dopo il secondo caso, bisognerà vedere come cambieranno le tempistiche della sospensione di tale certificazione.
Dopo il primo caso, le autorità locali erano state fin troppo ottimiste: avevano stabilito, infatti, che non c’era stata nessuna diffusione del virus nel paese. Bisognerebbe ora capire se questo secondo caso sia collegato al primo (con quindi qualche svista nelle procedure di movimentazione, di protezione degli impianti e di disinfezione) o se sia un caso diverso, magari causato da contatti accidentali con altri uccelli selvatici.
C’è anche da dire che il Cile non è il solo paese del Sud America ad aver registrato casi di influenza aviaria. In Argentina, infatti, è stato segnalato un focolaio in un allevamento industriale, mentre il Brasile, il più grande esportatore mondiale di pollame, per ora rimane esente, anche se sta indagando su alcuni casi sospetti.