La diffusione dell’influenza aviaria fa tremare i grandi del mondo – e no, con “diffusione” non ci riferiamo solamente al numero di pennuti, selvatici o da allevamento, morti o abbattuti nel corso degli ultimi mesi. A innescare (o forse sarebbe più corretto dire confermare) le preoccupazioni della comunità scientifica ci sono i crescenti casi di positività riscontrate nei mammiferi: nonostante le autorità sanitarie siano concordi nel definire il rischio per l’uomo “basso”, riconoscono che il potenziale pandemico – per quanto remoto – sia assolutamente esistente. In questo contesto, alcuni dei principali produttori mondiali di vaccini antinfluenzali hanno cominciato a sviluppare il vaccino per l’uomo, attirando l’attenzione dei Paesi più ricchi che non vogliono arrivare in ritardo alla “scialuppa di salvataggio”.
Influenza aviaria e il vaccino per l’uomo: il punto della situazione
Stando a quanto riportato da Reuters, almeno tre produttori – GSK Plc (GSK.L) Moderna Inc (MRNA.O) e CSL Seqirus, di proprietà di CSL Ltd (CSL.AX) – stanno già sviluppando o addirittura testando dei campioni di vaccini per l’essere umano come misura precauzionale contro una potenziale pandemia futura; mentre altri – come Sanofi – hanno dichiarato di essere “pronti” a iniziare la produzione qualora lo ritengano necessario.
C’è fermento, in altre parole. Parallelamente la comunità scientifica è anche al lavoro per sviluppare un potenziale vaccino da somministrare al pollame stesso, con i traguardi più significativi recentemente raggiunti in Olanda: e se è pur vero che prevenire è meglio che curare, è importante non lasciarsi prendere dal panico e rimanere ben consapevoli del fatto che il potenziale pandemico, per quanto esistente, rimane al momento remoto.
Meno rassicurante, tuttavia, è apprendere che la maggior parte delle potenziali dosi di vaccino per l’uomo sono già destinate ai Paesi più ricchi. “Potremmo avere un problema molto peggiore di quanto abbiamo visto con il Covid con l’accumulo e il “nazionalismo dei vaccini” in un’epidemia di influenza aviaria” ha commentato a tal proposito il dott. Richard Hatchett, amministratore delegato della Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), che aiuta a finanziare la ricerca sui vaccini.
L’Organizzazione mondiale della sanità, interrogata a riguardo, ha fatto mostra di uno spiccato (o forse stolido?) ottimismo affermando di avere piena fiducia nella cooperazione tra produttori e singoli Stati. La tabella di marcia della campagna vaccinale, nel frattempo, è già chiara a tutti: è bene notare che di fatto molte delle potenziali iniezioni pandemiche vengono pre-approvate dalle autorità di regolamentazione sulla base di studi sull’uomo che dimostrano la sicurezza e il funzionamento dei vaccini.
Nel caso dell’influenza aviaria, tuttavia, sarebbe necessario implementare alcune modifiche in modo tale da adattare il vaccino al ceppo in grado di trasmettersi da un essere umano all’altro: in questo caso, i dati sull’effettiva efficacia delle iniezioni verrebbero raccolte dalle autorità sanitarie in tempo reale.