Mentre ci chiediamo perché qui da noi in Italia l’epidemia più grave di sempre di influenza aviaria non ci preoccupi quanto dovrebbe, ecco che alcuni studi hanno ipotizzato che, forse, i polli modificati geneticamente potrebbero salvarci dalla carenza di uova provocata proprio dalla moria e dagli abbattimenti di volatili collegate all’influenza aviaria.
Polli geneticamente modificati vs l’influenza aviaria?
Gli scienziati dell’Imperial College e del Roslin Institute dell’Università di Edimburgo (quello della pecora Dolly) pare che siano in procinto di pubblicare un nuovo studio che ha come argomento la creazione di un pollo che è resistente all’influenza aviaria. Se le ricerche in tal senso daranno i loro frutti, ecco che in 5-10 anni si potrebbero avere stormi geneticamente modificati.
Già nel 2019 i ricercatori avevano dimostrato che si poteva togliere una parte del DNA di pollo che il virus usa per replicarsi, sfruttando una tecnica di modifica del genoma nota come Crispr. Togliendo questo pezzettino di DNA ecco che il virus non riusciva più a replicarsi nelle cellule. Lo studio in questione, però, era stato fatto su cellule di pollo, mentre adesso i ricercatori stanno cercando di ottenere risultati similari anche nei polli vivi.
Il dottor Mike McGrew, autore principale dello studio, ha spiegato che la ricerca al momento si trova in fase di revisione su una rivista. Allevare polli del tutto resistenti all’infezione da virus dell’influenza aviaria è una sfida per i ricercatori. Tuttavia avverte: se tale modifica del genoma avesse successo e venisse approvata, ci vorrebbero altri 5-10 anni prima che possa essere introdotta negli allevamenti.
Ma il problema va oltre l’abbattimento di interi gruppi di volatili negli allevamenti: se mancano i polli, infatti, mancano anche le uova. Non è certo un caso che alcuni supermercati abbiamo già iniziato a razionare le uova (non qui da noi al momento, ma in UK sì, per esempio).
La creazione di questi polli resistenti all’influenza aviaria dovrebbe ricevere un sostegno inaspettato anche da parte del nuovo disegno di legge sull’ingegneria genetica: in pratica le regole sull’editing genetico verranno allentate. Il che potrebbe fare da apripista in Europa per eliminare quelli leggi dell’UE che vietano lo sviluppo e la commercializzazione di pianti e animali allevati e su cui siano state usate tecniche che ne migliorano il codice genetico.
In realtà l’editing genetico non è proprio la stessa cosa della modificazione genetica. Con l’editing, infatti, non si introducono nuovi geni nel genoma, ma si modificano determinate caratteristiche di animali o piante eliminando o spostando geni già presenti.
Il dottor McGrew spera, poi, che l’approvazione di queste leggi a favore dell’editing genetico possa aiutare a garantire che il procedimento sia svolto correttamente e che il benessere degli animali rimanga una priorità. In questo modo si potrà usare questa tecnologia accanto a programmi di allevamento, proteggendo anche gli animali.