Diciamoci la verità – prima o poi la notizia doveva arrivare. Continuare a sperare di schivare l’epidemia più grande della storia di influenza aviaria, di danzarci intorno mentre tutt’attorno si contavano centinaia di migliaia di morti, non era una strategia sostenibile. La conferma arriva direttamente dalle sponde del Lago di Garda, dove negli scorsi giorni sono stati individuati numerosi cadaveri di gabbiani: una moria insolita che ha avuto il suo preludio nella carcassa di un esemplare ritrovato a Toscolano, e che poi si è allargata a un’altra trentina di decessi tra Desenzano e Rivoltella. A oggi il numero di morti ha superato il centinaio, e il verdetto della autorità sanitarie è calato come una sentenza: si tratta di influenza aviaria.
Influenza aviaria in Italia: le raccomandazioni delle autorità sanitarie
Lo ripetiamo – prima o poi doveva capitare di individuare un focolaio, per ora fortunatamente ristretto, anche sul territorio del Bel Paese. Le dichiarazioni di Lara Sanfrancesco, direttore di Unaitalia, associazione di riferimento del settore avicolo, lasciavano intraprendere uno spiraglio di ottimismo – “Non ci sono focolai di aviaria negli allevamenti italiani” – ma era chiaro a tutti che presto sarebbero state, almeno in parte, smentite.
Eh sì, almeno in parte: come vi abbiamo brevemente raccontato pare che il focolaio sia per ora ristretto alla fauna selvatica della zona del Lago di Garda; ma è bene essere consapevoli del fatto che la penetrazione negli allevamenti rischia di essere dietro il proverbiale angolo.
“Il rischio per la popolazione in generale è da ritenersi basso” ha commentato nel frattempo l’Agenzia tutela della salute della Lombardia in una nota stampa. “È opportuno tuttavia raccomandare alla popolazione, senza alimentare allarmismi, di evitare il contatto diretto con animali selvatici, in particolare nel caso appaiano malati, moribondi o siano deceduti e di non provvederne autonomamente all’accudimento o alla raccolta e allo smaltimento delle carcasse.
Importante non dimenticare, poi, di avvertire le autorità locali: “Le segnalazioni di mortalità anomala devono essere fatte alla polizia provinciale e alla Ats competente per territorio” continua la nota. E in caso di eventuale contatto involontario? “Lavarsi accuratamente le mani e a lavare ad alta temperatura (60°C) gli indumenti entrati in contatto con potenziali fonti di contaminazione e si dovranno evitare contatti con pollame d’allevamento nei tre giorni seguenti”.
Qualche parola in più, considerando che una manciata di giorni fa è stata segnalata la morte di una bambina malata di aviaria, è invece dedicata a chi lavora negli allevamenti o a contatto con i pennuti: “Chi manipola direttamente animali infetti e provvede alla loro raccolta e smaltimento deve adottare opportune cautele proteggendosi con mascherine che evitino l’inalazione di polveri da feci infette e lavandosi le mani”.