Leggo i giornali stamattina e trovo una notizia bomba. Non scherzo.
Ieri la Camera ha approvato un ordine del giorno “che impegna il governo a intervenire perché i consumatori possano capire quali messaggi di una celebrità siano sponsorizzati da un marchio che vuole farsi pubblicità”.
Come dire: basta spot occulti.
Boom. Il vento –racconta un articolo di Simone Marchetti su Repubblica– soffia dagli Stati Uniti e il casus belli ha a che fare proprio con un prodotto alimentare: un anno fa la cantante Selena Gomez posta su Instagram una foto mentre si beve una Coca.
Quattro milioni di like in un amen.
Abbastanza perché se ne accorga anche la Federal Trade Commission la quale decide, finalmente, di normare la faccenda.
Non proibirla, normarla: d’ora in poi chi viene pagato per postare deve aggiungere un hashtag tipo #ad, #sponsored, #promotion o #paid.
Non una cosa da nulla, visto che stiamo parlando di un mercato, quello dell’”influencer marketing”, che viene misurato in 2,3 miliardi di dollari e che, secondo Harper’s Bazar, retribuisce con 500 dollari un post su un profilo Instagram da 50mila follower e 20.000 dollari chi ne ha 6 milioni.
Tutto ciò, dunque, arriverà anche in Italia.
Forse. Chi sa. O forse no.
Ma la notizia importante è che finalmente s’è smesso di far finta di niente.
La conseguenza della strategia dello struzzo?
Che nel nostro paese solo il 4% dei post sponsorizzati –rivela la società Blogmeter– lo esplicita. Ci fosse una legge che sancisce che chi posta a pagamento deve dichiararlo, almeno si potrebbe prendersela con chi non lo fa sostenuti da una norma.
Ora però vi lascio che con questo caldo m’è venuta un’irrefrenabile voglia di #ad Birra Moretti.