Sembra che, almeno per il futuro prossimo, i nostri portafogli continueranno a rimanere ostinatamente magri – una piccola cortesia del tasso di inflazione in crescita e dei numerosi aumenti ai costi di produzione, che hanno determinato un aumento generalizzato dei prezzi dei generi alimentari (e non solo, beninteso). Insomma, la situazione è quella che ormai abbiamo imparato a conoscere negli ultimi mesi: scaffali dominati da rincari, carrello della spesa orientato più al risparmio. È una grande legge, quella degli aumenti ai costi di produzione, che in un modo o nell’altro sta di fatto colpendo tutti i grandi profili della filiera alimentare: basti pensare a Unilever, che di recente ha messo in guardia i propri clienti annunciando che sì, gli aumenti dei prezzi continueranno anche per buona parte del 2023. Un destino condiviso con Nestlé, si direbbe, che altrettanto recentemente ha rinnovato la stessa promessa fatta dai colleghi di Unilever.
La rincorsa verso nuovi aumenti
L’annuncio arriva direttamente dai piani alti del colosso: l’amministratore delegato di Nestlé, Mark Schneider, ha infatti concesso una breve intervista a un quotidiano tedesco in cui fondamentalmente annunciava che buona parte del 2023 sarà macchiata da ulteriori aumenti dei prezzi ai prodotti alimentari “per compensare i maggiori costi di produzione, che devono ancora essere completamente trasferiti ai consumatori”.
Dalle parole di Schneider i nostri lettori più pessimisti potrebbero immaginare che il proverbiale peggio debba ancora arrivare, ma lo stesso amministratore delegato è rapido nel fugare i dubbi e lasciare trapelare un timido – timidissimo – vento di ottimismo. “Gli aumenti non saranno duri come lo sono stati nel corso del 2022″ ha infatti raccontato “ma abbiamo un po’ di recupero da fare”.
Parole che in un certo senso calcano il segno lasciato dalle sopracitate dichiarazioni di Unilever, che di fatto parlavano di un “picco dell’inflazione già superato” ma di un “picco dei prezzi” che invece doveva ancora essere raggiunto. In altre parole – sì, ci sarà ancora da stringere la cinghia, ma il resto della strada dovrebbe essere in discesa.
Il cosiddetto nodo della matassa, nel frattempo, continua a essere il vertiginoso aumento dei costi dell’energia e di altre materie prime che ha spinto diverse aziende del settore a ritoccare i propri prezzi al consumo in un tentativo di salvaguardare gli utili. Nel caso di Nestlé la strategia pare avere funzionato: nonostante i notevoli aumenti ai prezzi dei suoi prodotti, infatti, il colosso del settore alimentare ha fatto registrare vere e proprie vendite da record.