Alla fine è tutta una questione di bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Vogliamo dire, è pur vero che i numeri parlano chiaro, ma allo stesso tempo raccontano anche solo una parte della storia. Diamo un’occhiata, tanto per fare un esempio, al più recente rapporto dell’Eurostat circa il tasso di inflazione nel contesto del Vecchio Continente: i dati indicano una piccola tregua, una lieve (lievissima) flessione che, secondo gli analisti, potrebbe aprire la porta a un trend positivo anche più marcato. Tutto bello, no? Sì, la notizia è buona: allo stesso tempo, però, il tasso continua a mantenersi su un livello piuttosto alto (9,2%), con l’Italia in particolare che si distingue per essere, tra i grandi Paesi dell’eurozona, quello con i rincari più alti in assoluto.
I dettagli del rapporto dell’Eurostat
Sforziamoci di mantenere un approccio ottimista alla questione, suvvia: come abbiamo accennato in apertura, infatti, gli analisti che hanno lavorato al rapporto in questione sono assolutamente fiduciosi che lo spiraglio di positività intravisto durante la fine del 2022 andrà a tradursi in maniera decisamente più concreta nel corso del nuovo anno.
“Ora stiamo assistendo a un cambiamento di tendenza dell’inflazione” ha commentato a tal proposito Zsolt Darvas, analista del think tank Bruegel. “Penso che continuerà a diminuire per tutto il 2023. E le ragioni principali sono in primo luogo due: i prezzi dell’energia che stanno ora diminuendo, il che implica che il costo per le aziende e anche i grandi magazzini stanno scendendo. Non c’è alcuna pressione per aumentare i prezzi. In secondo luogo i salari sono aumentati molto meno dell’inflazione, il che implica che i consumatori hanno un potere d’acquisto ridotto e consumeranno meno beni e servizi”.
Già, prezzi dell’energia e potere d’acquisto. Note dolenti. I primi sono scesi a un 25,7% rispetto al picco toccato durante lo spaventoso mese di ottobre (41,5%), anche se – sottolinea l’Eurostat – resta “tuttavia improbabile che il rallentamento della crescita dei prezzi convinca la Banca centrale europea a non alzare ancora i tassi di interesse”. Si segnala, tra parentesi, anche una piccola (ma benvenuta) contrazione nel comparto alimentare, che è passato dal 13,8% al 12% nell’ultimo mese del 2022.
Ok, ora un sorsino dall’altro bicchiere, quello mezzo vuoto ma dal sapore comunque amaro: come accennato, considerando i grandi Paesi dell’eurozona, l’Italia è quello in cui a dicembre il tasso di inflazione si è mantenuto sui livelli più alti. Nello specifico l’indice dei prezzi al consumo si è arenato su di un +12,3% su base annua (in crescita dello 0,2% rispetto al mese precedente), contro il 9,6% della Germania, il 6,7% della Francia e il 5,6% della Spagna. Le conseguenze, naturalmente, si sentono tutte: un recente sondaggio Coop, ad esempio, ha svelato che un italiano su cinque si è trovato a fare i conti con un permanente disagio alimentare nel corso del 2022.