L’inflazione continua a volare verso nuove vette: stando alle più recenti stime preliminari diffuse dell’Istat, il prezzo del cosiddetto “carrello della spesa”, spinto dai rincari dei beni alimentari – lavorati (+8,2%) e non (+9,6%)-, ha infatti messo a segno una crescita su base annua dell’8,3%, la più alta dall’ormai lontano gennaio 1986, quando fu +8,6%. Un incremento che, di fatto, ha le sue radici prevalentemente nei costi dei beni energetici, che fanno registrare un +48,7%; ma anche, come accennato, nei beni alimentari, che hanno subito le conseguenze dell’aumento generale dei costi di produzione e che, alla luce dell’attuale crisi idrica determinata dalla siccità, rischiano di crescere ancora.
Considerando un ambito più generale, le stime redatte dall’Istat segnalano un incremento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo dell’1,2% su base mensile e dell’8% su base annua – di nuovo il balzo più grande da gennaio 1986 -, mentre i prezzi al consumo al netto degli energetici e degli alimentari freschi (con componente di fondo del +3,8%) o al netto dei soli beni energetici (+4,2%) registrano rincari che non si vedevano rispettivamente dall’agosto del 1996 e dal giugno dello stesso anno. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), invece, mostra una crescita su base mensile e dell’8,5% se consideriamo i dati dell’anno precedente.
Importante notare, infine, come nell’ambito dei beni energetici non regolamentati si segnali l’ennesima accelerazione dei prezzi del gasolio per il riscaldamento (+4,9% su base mensile), del gasolio per i mezzi di trasporto (+6,7%), della benzina (+9,8%) e dell’energia elettrica a mercato libero (+7,6%); mentre i prezzi dei cosiddetti “altri carburanti” registrano una lieve flessione (-3% rispetto al mese precedente).