Continua a galoppare il tasso di inflazione: secondo le stime provvisorie di recente diffuse dall’Istat la crescita dei prezzi, un fenomeno che di fatto si protrae già da qualche mese, è trainata in particolare dai beni alimentari, categoria di prodotti particolarmente sensibile ai numerosi scossoni internazionali e ambientali degli ultimi mesi: l’effetto combinato di pandemia, guerra in Ucraina, siccità e caro bollette hanno infatti fatto salire alle stelle i costi di produzione, e con le aziende ormai impossibilitate nell’assorbirli, ecco che questi si riversano con aumenti per il consumatore. Nello specifico, le stime elaborate dall’Istat in riferimento al mese di settembre indicano una crescita dell’11,1% sui prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona.
È interessante (ma anche vagamente inquietante) notare che occorre risalire al luglio dell’ormai lontano 1983, quasi 40 anni fa (un dato che trova risonanza anche in Regno Unito), per cercare una cresciuta dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa su base annua superiore a quella di settembre 2022 (in quel caso i prezzi registrarono una variazione tendenziale del +12,2% contro l’odierno +11,1%). A seguire il solco tracciato dai beni alimentari l’Istat segnala i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona; ma anche i prodotti ad alta frequenza d’acquisto, che passano da +7,7% a +8,5%.