L’inflazione alimentare continua a crescere e arriva a sfiorare la media del 7,1%: un aumento figlio dei rincari generalizzati di tutti i prodotti della filiera agroalimentare, ma che in particolar modo è stato determinato dagli oli alimentari di semi (+70,2%, tra i prodotti più colpiti dall’imperversare della guerra tuttora in corso in Ucraina), dal burro (+22,6%) e dalla pasta (+16,6%).
È quanto emerge dalla più recente analisi redatta da Coldiretti a partire dei dati Istat inerenti del precedente studio Ocse circa l’aumento del tasso di inflazione. Un aumento generalizzato dei costi che, di fatto, coinvolge l’intera filiera agroalimentare, con una azienda agricola su 10 (o l’11%, per essere precisi) che versa in una situazione economica così critica da dover considerare di chiudere definitivamente i battenti; mentre addirittura un terzo delle imprese sul totale nazionale sta attualmente lavorando in una condizione di reddito negativo. Si registrano, a tal proposito, aumenti dei costi di produzione che spaziano da un +170% nel caso dei concimi al +90% per i mangimi per il bestiame e altri animali da allevamento, passando inoltre per un aumento a tripla cifra (+129%) per il prezzo gasolio necessario al funzionamento dei macchinari agricoli.
“Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione” ha commentato a tal proposito il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini. “Nell’immediato bisogna intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro”