Indagine cinese sui liquori fa crollare in Borsa Campari e Pernod Ricard

Crollo in Borsa per diversi marchi di liquori europei, fra cui Campari, Pernod Ricard e Rèmy Cointreau. E tutto per colpa di un'indagine cinese sull'antidumping

Indagine cinese sui liquori fa crollare in Borsa Campari e Pernod Ricard

Si acuiscono le tensioni economiche fra Occidente e Cina. Questa volta sono le autorità cinesi a sferrare un duro colpo contro i liquori europei. Un’indagine cinese sull’antidumping, infatti, ha provocato un crollo in Borsa dei titoli di molte grandi aziende europee di liquori, fa cui Campari, Pernod Ricard e Rèmy Cointreau.

Che cos’è l’antidumping? Giustamente ve lo starete chiedendo se non avete studiato economia o se non siete molto avvezzi alle tematiche economiche. Semplificando molto, si tratta di provvedimenti che cercano di ridurre o annullare gli effetti del dumping di un paese straniero, cioè la pratica che comporta vendite all’estero di merci a prezzi inferiori rispetto a quelli praticati nel mercato interno. Questi provvedimenti antidumping, solitamente, consistono in dazi compensatori che sono pari alla differenza fra il prezzo del prodotto e quello inferiore a cui viene venduto all’estero o in tariffe di trasporto migliori.

Crollo in Borsa per le aziende europee di liquori

pernod ricard

Il ministero del Commercio cinese ha avviato un’indagine antidumping sui liquori importati dall’Unione Europea, fra cui brandy e cognac. L’indagine è nata a seguito di una denuncia presentata lo scorso novembre dalla China Liqouor Association in accordo con l’industria cinese degli alcolici da vino.

Il gruppo di ricerca Daxue Consulting ha dimostrato come, nel 2022, la Cina abbia importato più brandy di vino di qualsiasi altro liquore. E la maggior parte di questo brandy arrivava dalla Francia.

Non appena è saltata fuori la notizia dell’indagine antidumping, ecco che immediatamente i titoli in Borsa delle principali aziende di liquori sono crollati. Rèmy Cointreau sulla piazza di Parigi è sceso del 10,97%, andando a 97 euro, il prezzo più basso sin dall’aprile 2020. In questo caso, il cognac rappresenta i due terzi delle vendite del gruppo, con la Cina che copre il 30% delle vendite.

In calo anche Pernod Ricard che perde il 4,76%, arrivando a 145,20 euro. Tuttavia nel corso dell’ultima settimana, Rèmy Cointreau è crollato del 15%, mentre Pernod Ricard ha sfiorato il 10% di perdite.

Non è andata meglio a Campari che, sulla piazza di Milano, ha perso l’1,99%, mentre a Londra Diageo è crollata dell’1,87%. Colpito anche l’azienda del lusso Lvmh. In questo caso è stato il suo marchio di cognac Hennessy a subire una perdita dell’1,96%. Anche se, in questo specifico caso, bisogna considerare che Hennessy rappresenta solo una porzione minima del fatturato dell’azienda.

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Lionel Melka, partner di Swann Capital, ha spiegato che tutto questo è un sintomo dell’aggravamento delle tensioni commerciali ed economiche fra Occidente e Cina. In effetti la Cina un po’ se l’era presa quando Bruxelles aveva dichiarato di voler diminuire la propria dipendenza commerciale dalla Cina, soprattutto nel settore tech.

Inoltre, proprio di recente, i Paesi Bassi avevano seguito la strada segnata dagli Stati Uniti e dal Giappone, imponendo limiti all’esportazione di apparecchiature avanzate per la produzione di chip, in modo da evitare che Pechino possa acquisire i chip più avanzati tecnologicamente che potrebbero finire per essere usati anche nelle armi.

Come se non bastasse, ecco che lo scorso settembre la Commissione Europea aveva avviato un’indagine sui sussidi pubblici cinesi per le auto elettriche. Alla luce di tutto ciò era abbastanza inevitabile che Pechino non ricorresse a ritorsioni. E come sottolineato da Melka, la Cina, quando deve colpire l’Europa, solitamente lo fa dove fa più male, quindi nel settore dei formaggi, dei vini o dello champagne.