I più attenti (o forse i più pessimisti?) ricorderanno un nostro recente articolo in cui vi raccontavamo che, nei primi mesi del 2022, il numero di incendi in Italia è più che triplicato rispetto alla media storica – complici, ovviamente, le temperature da record e la morsa della siccità. Va però sottolineato che, di fatto, la situazione nel resto d’Europa non sia particolarmente migliore: la più recente ondata di caldo ha scatenato le fiamme nelle regioni a nord ovest della Spagna, nell’intera fascia dei Balcani, nel settentrione della Francia e in numerosi Paesi dell’Europa orientale.
Ciò che è ancora più preoccupante, tuttavia, è il monito dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) delle Nazioni Unite, convinta che di fatto “il peggio debba ancora arrivare”: nel corso degli anni a venire eventi climatici estremi – come l’ondata di calore in corso – saranno sempre più frequenti, distaccandosi di fatto dalla narrazione di “eccezionalità” per diventare una nuova norma. Non è un caso, rimanendo in questo contesto, che nei giorni scorsi siano stati superati per la prima volta i 40 gradi nel Regno Unito – anche qui, ovviamente, roghi e incendi hanno preso a “fiorire” con particolare intensità nel sud dell’Isola. Emergenza climatica che, di fatto, non viene declinata esclusivamente in fuoco e fiamme – basti dare un’occhiata a quanto accaduto in Francia, nelle principali zone vitivinicole.
Al centro delle preoccupazioni si erge però soprattutto la situazione in Spagna, definita dal direttore generale della Protezione Civile locale come “l‘emergenza più importante” da quando si è cominciato a elaborare le statistiche. In particolare, si segnala che dalla provincia di Zamora sono già state evacuate quasi 6 mila persone da 34 nuclei urbani (dati provenienti dall’agenzia di stampa Efe).